mercoledì 19 dicembre 2007

"Dalai Lama? Chi è costui?"

Sono talmente assurde le cose che stanno accadendo in questo periodo che mi capita che le parole e i commenti non riescono a contenere l’indignazione.

Fra le tante, quella che più mi ha sconfortato e indignato è il rifiuto del Governo (?) e della chiesa di incontrare ufficialmente il Dalai Lama, capo spirituale nonché temporale dei tibetani, un popolo torturato da decenni dalla Cina che vorrebbe distruggerlo, un popolo che con fierezza ha pagato e sta pagando anche col sangue la sua resistenza, come quella dei cugini monaci birmani contro una sanguinaria dittatura. E’ stato un rifiuto di cui mi sono vergognato e sentito piccolo come italiano, soprattutto davanti al sorriso di quest’uomo, che parlando di sé dice “la mia parte buddista appaga la mia parte marxista”, che viaggia parlando della sua storia, cercando di insegnare che la vera gioia è nella pace, nel rifiuto del potere a tutti i costi, nel rispetto di tutte le opinioni e di tutti i culti, nell’accoglienza, nell’incontro con l’altro da sé, valore aggiunto proprio per la sua diversità.

Quest’uomo ha avuto l’ennesimo smacco. Il Governo ha giustificato il rifiuto per "ragioni di Stato", i rapporti sempre in aumento che l’Italia ha ormai con la Cina e il suo capitale, giudicando inopportuna l’ufficialità di un incontro con le istituzioni; la Chiesa per i suoi affari e mercanteggio di vescovi, che quanto a spiritualità e saggezza dovrebbe inchinarsi a quest’uomo con tutti i suoi templi, le sue banche e le sue varie associazioni massoniche.

Ma lo vediamo, siamo scivolati in un nuovo e più becero oscurantismo, dove il potere temporale e quello spirituale sono confusi in unico pensiero dominante, che in barba alle stesse leggi permette che il Palazzo sia, ormai interamente, soggetto alla Chiesa, dove non si può più emanare nulla se prima non passa attraverso il filtro razzista, bigotto e omofobico (un’omofobia che mi piace considerare più in chiave pscicanalitica, cioè come il comportamento di chi per non essere considerato omosessuale, si scaglia contro tutto ciò che riguarda l’omosessualità), impedendo di approvare norme di civiltà come quella sui (ex)pacs, la fecondazione assistita, nel gongolio diabolico di Papa Razzi (come lo chiamerebbe Luttazzi), impegnato a ribadire il valore della castità (tutto storico, sicuramente non religioso) di un uomo di chiesa e il ritorno alla messa in latino, sputando e calpestando l’insegnamento di quel Gesù Cristo, a cui oggi è sicuramente più assimilabile il “rifiutato” Dalai Lama e tutti quei preti “di strada”, come Don Ciotti, Don Gallo, padre Zanotelli, che mettono davvero in pratica il suo Vangelo, criticando la chiusura e, in genere, la deriva integralista della Chiesa, simmetrica a quella islamica, paventandone un pericolo per il mondo intero.

Personalmente mi inchino alla grandezza di questi uomini e di tutti quelli che con coraggio dedicano se stessi alla causa degli ultimi, promuovendo veri valori, quelli, cioè, che non confliggono con la vera vita dell’uomo e con la sua libertà, anzi, la esaltano, senza scadere nella falsa solidarietà e nella pelosa e buonista verbosità di sepolcri imbiancati.

domenica 9 dicembre 2007

E’ ORA DI FINIRLA!


Quello che è successo all'acciaieria ThyssenKrupp, nella moderna e civile Torino, va ad alimentare una strage silenziosa, di una media di 4 morti al giorno, lavoratori, giovani per lo più, che lasciano moglie e figli, perché? Per lavorare.
Il lavoro, che da millenni costituisce il fulcro della vita di un uomo, l’ambito in cui si acquista maggiore dignità, il mezzo con cui vivere e crescere la propria prole, ogni anno che passa fa sempre più rima con schiavitù e con morte, l’altro momento dell’esistenza umana che dovrebbe essere quanto di più distante concettualmente dal lavoro.

Oggi, mentre scrivo, spinto dal sopirsi di indignazioni generali, vomitate in un microfono, solo per tornare con il vestito pulito all’indifferenza e quindi alla connivenza di tutti i giorni, sono incazzato, davvero incazzato. E’ snervante questo silenzio delle istituzioni, questa “normalizzazione” che, attraverso i media, specie la televisione, confonde tutto in un calderone di cronache, dichiarazioni trasversali mielose quanto sfacciatamente false, e dopo qualche giorno ci riporta tutti nell’indifferenza, nel riperpetuare le stesse condizioni che provocano quelle morti, mentre il buon Montezemolo si indigna per l’assenteismo nei luoghi pubblici. Perché non fa un’indagine su quante industrie, fabbriche rispettano la normativa sulla sicurezza nei luoghi di lavoro?

Ma qui la legge non si fa rispettare. Chi non rispetta le norme non rischia nulla...

Rispettare le norme costa, costa troppo, le aziende non possono permettersi di diminuire il profitto, il profitto va massimizzato, “Ma così un operaio rischia troppo!”, “Chi se ne frega!” e la mattanza continua, l’imprenditore si prende una tiratina d’orecchie, non rischia nulla, neanche mezza giornata di carcere, l’azienda non chiude, anzi “Adesso, finite le lacrime, a lavoro!”, il progetto parla di un trasferimento in Germania, “Ma prima spremiamo ancora questi schiavi italiani, che qui lo possiamo fare, fino all’ultima goccia di sudore, anche di sangue perché no?!”... e adesso...

PUBBLICITA’!

domenica 2 dicembre 2007

Non è tutto perduto


Davvero una bella serata...

Giovedì 29 novembre, sono rimasti incollati più di 12 milioni di persone davanti a Roberto Benigni che, dopo tanta monnezza che ci sbatte in faccia “Raiset” quotidianamente, ha riportato la cultura in prima serata, una cultura non solo in senso stretto per la lettura di Dante, ma per come è riuscito attraverso Dante a parlare dell’amore, in tutte le sue forme, amore tra un uomo e una donna, amore omosessuale, amore per l’Italia, amore per la bellezza, amore per la democrazia, nel suo significato più alto... L’ha fatto con una abilità eccelsa, sferzante e divertente quando si è baloccato con la commedia dei politici nostrani, ponendo l’accento sullo psiconano e il ridicolo e volgare squadrismo borgataro dei vari Storace & C..., sul viscido Mastella, il lumacoso Bondi, il mefistofelico La Russa, lo schifoso Schifani, il debordante Ferrara, e giù giù fino a Calderoli, Borghezio,... (“vederli tutti insieme con Vespa a una puntata di Porta a Porta sembra di vedere una puntata di Star Trek!”); poi, risalendo, come Dante, dall’Inferno del panorama politico e televisivo attuale, attraversando le varie calciopoli, vallettopoli, passa a tessere le lodi dell’eroismo dei nuovi movimenti di giovani, nati per contrastare le mafie, tutte le mafie,...ci porta al vero Paradiso, la lectura del versi del V Canto dell’Inferno, facendoci commuovere fino alle lacrime, con la storia di Paolo e Francesca, storia di un amore universale, adulterino, ma di vero amore che continua anche all’Inferno, che supera ogni dimensione...

(“...amor, ch'a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m'abbandona...”
)....

Beh...possiamo ben dire che tutta quella gente incollata alla tv ci fa sperare che il bisogno di una televisione più alta è diffuso e che, malgrado tutto, c’è ancora la possibilità di farla!

giovedì 22 novembre 2007

"Più in alto si arrampica la scimmia, più mostra il sedere".


Il colpo di teatro di domenica ha mostrato ancora una volta quanto il nano sia sempre più da circo e quanto sia bravo come illusionista, con la fisiologia aperta ad abbracciare la sua plebe tonta e addomesticata, che ha perso ormai da anni il senso della realtà, che non sa cosa vuol dire “politica”, avendone un’immagine edulcorata che sovrappone ai salotti della De Filippi, alle pubblicità sempre più incalzanti e soporifere, agli allucinogeni nei di Vespa, al deserto dell’imbecillità delle Isole dei famosi e di tutti i reality... C’è riuscita la scimmia, dopo anni di imbarbarimento dei costumi, di culi e di tette sbattuti in faccia, a drogare il popolo... non solo il suo, ahimé, perché anche la sinistra ormai ne è diventata vittima, si è appiattita sulle sue fandonie e il massimo dell’alternativa è rispondere che non è vero quello che dice lo sciacallo, invece di sbattergli in faccia una diversità dignitosa, una solidità etica, idee vere, di parlare con altre parole...
Il verme ha cambiato il marchio come fa un’azienda che sta per fallire e ha potuto farlo in questo paese ormai alla deriva... e nessuno dei vari opinionisti del c...o, degli pseudogiornalisti sia quelli che hanno il coraggio di tesserne le lodi sia quelli che fingono di confutarlo, ne hanno denunciato la follia, fare un nuovo partito senza un’assemblea, un congresso, una convergenza di una maggioranza su un programma, tutto senza che neanche i suoi lo sapessero!...dimostrando ancora il carattere padronale del suo partito, «comunque lo voglia chiamare, è suo di lui, proprietà privata, una organizzazione telecratica con obiettivi di controllo e di lucro», come ha scritto Beppe Grillo...

E la sinistra? Dov’è? E la legge sul conflitto di interessi?

Ieri, le rivelazioni di Repubblica sulla sotterranea rete di rapporti che Mediaset ha avuto, soprattutto nella passata legislatura, con la Rai, la complicità di Viale Mazzini a portare l’acqua ad un mulino solo, quello dello psiconano..., farà svegliare la Sinistra? Temo che sia una delle ultime occasioni che le si offre per marcare una vera differenza dall’affarismo mafioso e dal marketing politico del maiale di Arcore.

domenica 18 novembre 2007

Non dimentichiamo Aldo Bianzino


Tutto parte dalla tranquilla Pietralunga, vicino Città di Castello, in provincia di Perugia, una località immersa nel verde dei boschi e delle colline che cominciano a ingiallire, accarezzate da un vento frizzante, che ti fa amare il fatto di essere comunque vivo, che ti rimette in pace col mondo... E’ proprio qui, nel cuore d’Italia, nella profonda Umbria, che Aldo Branzino è venuto - come tanti negli anni ’80 – a cercare quella quiete, quel silenzio, per staccarsi dall’assordante routine della vita occidentale, affascinato e influenzato certamente da un amore per l’India, e per il modo orientale di cercare se stessi nel silenzio della natura, nella meditazione..., un amante della vita nel suo essere profondo, un vero pacifista, un uomo colto, amante della cucina genuina, agricoltore, falegname, che per puro piacere fumava qualche spinello...

Tutto scorre lento e tranquillo, quando, venerdì 12 ottobre, questa pace di libertà e di lavoro viene spezzata da alcuni agenti in borghese, che con un mandato della procura di Perugia, raggiungono “Le Caselle”, la casa dove Aldo viveva con la sua compagna Roberta, il piccolo Rudra e la madre di Roberta ultranovantenne; sono andati per arrestare Aldo e Roberta con l’accusa di spaccio di stupefacenti... Trovano una trentina di piantine di canapa indiana che spuntavano da dietro un cespuglio nei campi e l’«ingente» somma di trenta euro (dura vita quella degli “spacciatori”!) ...
Roberta verrà rilasciata, Aldo rimarrà nel carcere di Capanne e lì troverà la morte, pestato a sangue dalle guardie carcerarie, perché probabilmente agitato dal fatto di essere lì ingiustamente...
Da quando ho saputo di questa ennesima vittima del barbaro e ignorante proibizionismo, del modo in cui è morto un uomo così mite (chiunque lo conosceva non fa che rimarcarne la sua mitezza, la sua bontà, la sua colta riservatezza...), mi indigno e mi commuovo e mi incazzo.

Non voglio entrare nel merito sul se classificare droga una cosa oppure no o sul cosa può essere definito “leggero” o “pesante” (mi riservo di dire la mia in futuro su questo), ma una cosa è certa: non si può essere privati della libertà in questo modo e non si può morire così, vittime di chi dovrebbe tutelare la sicurezza e invece sempre più spesso la toglie insieme con la vita.

P.S. Come dice Beppe Grillo, chi si fa qualche spinello viene arrestato... I nostri dipendenti del Parlamento di cui una buona parte fa uso costante di stupefacenti e si macchia di reati ben più gravi, sta lì e decide il nostro futuro, impunemente.

venerdì 16 novembre 2007

In aria...anzi... scusate...ad altezza d’uomo!


Domenica l’Italia ha dato un’altra prova di essere alla deriva in tutti i sensi.

Dopo il tragico fatto avvenuto all’autogrill di Arezzo, la versione ufficiale subito diffusa parla di un tragico errore, c’era una rissa e il poliziotto ha sparato in aria per sedare (?!) gli animi...

Ci sono volute ore per dire finalmente quello che era successo e che non poteva essere altrimenti, e cioè che il poliziotto ha sparato ad altezza d’uomo!

Qui non c’entra nulla il calcio, la critica va mossa contro la struttura delle forze dell’«ordine», che dovrebbero essere nostri tutori e, invece, sono sempre più un pericolo per la sicurezza tanto decantata dai loro sostenitori, da questo conservatorismo fascista, gongolante nel clima attuale di caccia alle streghe, di “tolleranza zero”, da loro stessi prodotto, che sguazza bene nei venti di guerra, che non inorridisce davanti alle candide giustificazioni dell’«incidente» di uno come Lozano, famoso autovelox USA che ha punito quei due pirati della strada di Calipari e la Sgrena...

Questi «errori» non fanno altro che dimostrare quanto poco è importante la vita di un cittadino per chi per scelta di vita ha scelto di imbracciare un’arma e una divisa, che scala di valori a livello inconscio è stata introiettata dai nostri “tutori”, che rimangono sempre impuniti e lo Stato il massimo della pena che riesce a dare è un rimbrotto come per piccoli che sbagliano...

Nel frattempo la maggior parte dei sedicenti tutori che ha “lavorato” a Genova ha fatto carriera, i dirigenti quasi tutti promossi...e, temo, come è successo per la tragica morte di Carlo Giuliani, non si arriverà fino in fondo neppure questa volta a punire i colpevoli per l'omicidio del "terrorista" Gabriele Sandri, ma si ostacolerà chiunque voglia arrivare fino in fondo, accusandolo di “favoreggiamento al terrorismo”!

martedì 6 novembre 2007

Addio, pioniere del "fatto"!


E’ morto Enzo Biagi.

Una di quelle notizie che non può non sconvolgere chi, come me, lo ha sempre seguito con rispetto, tanto più nel suo esilio dai media, ormai appiattiti sul “non pensiero” unico e sulla “non informazione” trasversale.

Ne ho apprezzato sempre il suo amore per la libertà di raccontare i fatti così come stanno, nella loro nudità, senza autocensure di opportunismo, un amore per la libertà autentico, comune solo a chi davvero ha vissuto epoche in cui questa non c’era per istituzione, e quindi ne sapeva cogliere la subdola mancanza anche nella nostra epoca; un amore che ha pagato soprattutto nella sua dignità, per mano di un sedicente liberale, che “liberamente” aveva e ha in mano, direttamente e indirettamente, il monopolio delle televisioni e gran parte della stampa.

Giornalisti e uomini come lui e Montanelli ci mancano e Dio solo sa quanto ci mancheranno!

lunedì 5 novembre 2007

Quando la paura fa le leggi...


Devo ammettere che, sicuramente anche per l’enfatico clamore mediatico, la morte orrenda di Giovanna Reggiani mi ha turbato e mi ha indotto a fare delle riflessioni sul caso specifico e sulle risposte date dal governo.

Non riesco a vedere di buon occhio un decreto approvato sull’onda dello sconcerto emotivo destato dal brutale omicidio, uno sconcerto corroborato da un clima di paura, continuamente fomentato ad arte, per far leva sulla percezione di insicurezza dei cittadini e creare consenso attorno a una deriva di repressione smodata, fatta senza analisi razionale.

Una reazione così smodata che non fa altro che alimentare la paura, farla interiorizzare, come se un nemico stesse per invaderci... Basta vedere i gesti sconsiderati di fanatiche squadracce fasciste a Monterotondo (hanno fatto esplodere l’ingresso di un negozio di alimentari rumeni, neanche rom!), scritte che compaiono quotidianamente sui muri, che vomitano ignoranza repressa (che gli autori non vedevano l’ora di averne una scusa!)...e la destra istituzionale, cui non sta bene neanche questo decreto, vorrebbe l’espulsione anche dei rumeni e rom più poveri.

Un bel clima questo della nostra rozza italietta, dove si dimenticano gli atti di violenza quotidiani fatti da italiani, attribuiti da subito erroneamente a immigrati (non sto qui a ricordarli...)...

Il problema c’è, non si può negare, soprattutto da quando sono diventati comunitari paesi come la Romania, senza una parallela collaborazione fra le istituzioni, ma badiamo di non risolvere il problema con espulsioni in massa, sull’onda emotiva della rabbia, con sommarie motivazioni su chiunque... Regoliamo i flussi, estendendo a chi entra diritti e doveri, per abbassare il tasso di criminalità e, parallelamente, i sindaci potenzino i controlli e bonifichino le periferie, creando strutture adeguate, e togliendo dalla strada centinaia di prostitute, anche bambine, il cui mercato criminale è alimentato da quegli stessi italiani, clienti di notte, il giorno dopo ancora più razzisti.

Risolviamo i problemi alla fonte...sta sempre lì il problema e la soluzione...prosciugare il mare dove nuota l’immigrazione criminale e dare accoglienza a chi vuole lavorare, rispetta il nostro Paese, e lo giudica ideale per costruirsi un futuro.

venerdì 2 novembre 2007

Errore giudiziario?


La Corte d’Assise di Roma ha emesso una sentenza in cui stabilisce un “difetto di giurisdizione” del nostro paese nel giudicare il militare americano, Mario Lozano, che ha ucciso Nicola Calipari, il nostro agente dell’intelligence, mentre portava in salvo Giuliana Sgrena, una delle ultime croniste che dall’Iraq raccontava sul Manifesto tante storie di gente comune, facendo vedere l’”altro” punto di vista, quello dei civili che hanno sofferto prima sotto il regime fascista di Saddam Hussein, corroborato dall’embargo, poi come vittime di questa guerra assurda, permanente, che miete vittime quotidianamente tra soldati e civili...

Questa notizia ha riaperto in me una ferita... avevo avuto modo di incontrare Giuliana Sgrena, era ancora ferita, ho avuto modo di incrociare quegli occhi limpidi e sinceri, farmi ripetere il suo rammarico per quello che era successo a Calipari, e per come già da subito il soldato, con l’appoggio delle autorità e dei media statunitensi, si era difeso (“l’auto degli italiani andava troppo forte e non si è fermata a uno stop”)...

Ora il dolore è più forte e la delusione più amara, perché la motivazione della sentenza allude a una fantomatica “giurisdizione esclusiva” degli USA sui suoi soldati, e nella fattispecie Lozano ha solo seguito le “regole di ingaggio” sul territorio iracheno...

“Nicola è stato ucciso una seconda volta”, è così, e per l’ennesima volta cade la dignità e l’orgoglio del nostro paese, che ha dimostrato ulteriormente la sua subordinazione rispetto agli Usa, un rapporto servile, in cui la verità muore sempre, vittima della “democrazia esportata”, dove non importa se muoiono persone di alto profilo etico come Nicola Calipari, che ha davvero servito lo Stato correttamente e con coraggio, come, a ben guardare, negli ultimi cinquant’anni i suoi colleghi non hanno sempre fatto!

P.S. Ricordo l’avvicendamento che c’è stato alla Corte d’Assise di Roma... Doveva essere presieduta dal giudice Mario Almerighi, che è stato mandato a Civitavecchia, per l’occasione sostituito da Angelo Gargani, fratello del responsabile della giustizia di Forza Italia...

martedì 30 ottobre 2007

Demo-crazia?


Il concetto di democrazia è un concetto strano, usato molto spesso per indicare il complesso di valori che regola l'Occidente e per criticare i dissenzienti o, comunque, altre forme di civiltà. Questo concetto è stato inventato migliaia di anni fa per il nobile scopo di annullare le discriminazioni create da società fortemente gerarchizzate, ma sostanzialmente ripristinate con l'aggiunta dell'attributo "rappresentativa", annullando tutte le forme di controllo che il popolo poteva avere sui suoi "dipendenti", come le deleghe con mandato e l'immediata revocabilità nel caso di mancato rispetto del mandato. L'unica illusione rimasta è la forma delle "elezioni", svuotate di senso anche e soprattutto dall'attuale legge elettorale.

Se si ragiona asetticamente, l'anarchia, anche dal punto di vista semantico, nella sua tensione all'emancipazione da ogni forma di dominio, rappresenta la manifestazione più autentica e radicale del presupposto della democrazia; basti pensare che nella storia, nelle varie sperimentazioni di organizzazione libertaria, sono state tante le forme di democrazia diretta, senza mai cedere a insulse deleghe di potere. Questa è la tensione anarchica,un armonico combinarsi delle sfere in cui si realizza l'essere umano, quella individuale e quella collettiva, realizzato in uno scambio solidale, in relazioni liberamente scelte e concordate, respingendo centri direttivi, che portano a “gerarchizzare” i rapporti, annullando l'assunto della democrazia.

Certamente oggi, calati nel soporifero sistema neoliberista, è difficile pensare ad altre forme di convivenza civile, ma credo sia necessario anche nel nostro piccolo ricreare i propri rapporti fondandoli sulla vera solidarietà e reciprocità, mantenendo forte la propria individualità; in fondo, il compito dei libertari è, anche tra fisiologiche contraddizioni, informare e illuminare le menti come tante fiaccole, e di non perderci d’animo anche se ci sembra di "navigare in un mare senza porti".

venerdì 26 ottobre 2007

La “guerra permanente” perde il consenso



Ormai agli occhi di un osservatore critico, non addomesticato, quello della “guerra permanente” dell’Occidente non può non apparire come un sistema totalmente sprezzante di ogni tipo di regola democratica, ma al contrario un sistema che ha nel suo DNA il progressivo annullamento dei diritti civili... Un esempio di questo carattere fondante del sistema è la prigione di Guantanamo, strutturata nella totale assenza del rispetto umano (che dovrebbe stare alla base anche di un rapporto di prigionia!), che ha un solo significato...non certamente funzionale alla fantomatica “guerra al terrorismo”, ma un monito terroristico nei confronti di tutti gli oppositori del sistema. Del resto, il sistema militare stesso (non solo statunitense, ma di tutto l’occidente), che comprende anche la costruzione di nuove basi, nasce e si sviluppa separatamente e autonomamente, alla faccia della democrazia, nelle segrete stanze del potere, lontano dai cittadini, ma che si mantiene solo ed esclusivamente derubando questi ultimi.

Ora, un segnale forte di dissenso, nel nostro servile Paese, si avverte ed è crescente, “grazie” anche al movimento nato per contrastare il raddoppio della base militare USA a Vicenza, nell’area Dal Molin... Come si è potuto vedere anche nella enorme protesta del 17 febbraio scorso, il movimento c’è, è pacifico, malgrado i tentativi continui di farlo apparire come una massa di terroristi, è fatto da anarchici, compagni della sinistra antagonista, cristiani, cattolici, cittadini, che hanno deciso di non rinunciare alla propria libertà e alla propria vita, che vogliono respirare odori nuovi, non quelli fetidi di guerra, che hanno in cuore la speranza di invertire la rotta necrofila di chi lo comanda.

I segnali sono positivi, come l’aumento di obiettori di coscienza, le continue diserzioni anche sul fronte statunitense in Iraq e in Afganistan, la continua perdita di consensi dell’amministrazione Bush...

Questo testimonia che non è vero che manifestare il proprio dissenso è sterile, come dicono i benpensanti, ma serve e serve oggi più che mai.

giovedì 25 ottobre 2007

...l'autotutela...



C’è una canzone di Gaber del ’78 (!) che descrive benissimo e con la solita ironia che usava per mettere alla berlina le fobie dell’uomo moderno, il rapporto tra l’uomo e l’esterno, un rapporto ormai di diffidenza, di paura... la paura, “l’affare del secolo”, per dirla con Beppe Grillo... Dove diventa quasi normale l’autotutela, fino a ritrovarsi armati da quella stessa paura, dove un oggetto di morte come una pistola diventa fonte di sicurezza...

Ebbene questa canzone di trent’anni fa, “La pistola”, è il ritratto della schizofrenia della vita che maneggia e idolatra la morte...

La pistola

di Gaber - Luporini

1978 © Edizioni Curci Srl - Milano

Questi nostri tempi di sconvolgimenti
sono tempi assai degni di storia ma non di memoria
lo stato non agisce e tanto meno cautela
ci vorrebbe una pistola.

La violenza urbana è una cosa seria
è quel senso di ostile che avverto e che gira nell’aria
è giusto che la gente si difenda da sola
io mi compro una pistola.

[parlato:] 7 e 65, automatica, fuori ordinanza, calcio scuro con quadrettature, canna corta, grilletto cromato con scatto dolce… clic…clic…clic!

Al momento la porto in giro la domenica
che la gente è più distesa e va in giro coi cani
e non sa niente dell’oggetto più fedele e più perfetto
che rigiro tra le mani.

La sento che scende, tira e pesa come un grosso sasso
sento l’importanza della sua presenza
ci si sente a posto quando si porta in tasca
una di quelle cose che al momento giusto
possono esplodere e fare un gran rumore

Figuriamoci io che neanche agli uccellini
non sparo mai!

Io nel nostro tempo non ci vedo chiaro
c’è un enorme sviluppo, una gran libertà di pensiero
davvero interessante però non mi consola
porto sempre la pistola.

[parlato:] 7 e 65, l’ho già detto, certo il grilletto, c’ho già un rapporto stupendo: dolce, sensibile… clic…clic… clic!

Me la sento un po’ dura in tasca ai pantaloni
mi fa sempre un certo effetto così gelida e liscia
l’accarezzo con la mano e la sento che si scalda
a contatto della coscia.

Cammino tutto irrigidito ma mi sento bene
come se fossi eternamente in erezione
ogni tanto entro in un orinatoio
un attimo per guardare l’oggetto stupendo
nessuno può sapere che cosa sto facendo

Figuriamoci io che negli orinatoi non piscio mai!

[parlato:] Loro pisciano, pisciano tutti, vengono qui apposta e così credono di me. Mi vedono solo la nuca e le gambe, le tengo un po’ divaricate e me la guardo: bella, il calcio con le quadrettature… c’è ne ho uno accanto, lo so cosa fa, gli vedo le gambe e la nuca, ben pasciuto l’omaccione, la piega della nuca mi sorride come fosse una grossa bocca… che fa, prende per il culo? Non piscio mai negli orinatoi! Dunque il calcio, le quadrettature e il grilletto dolce e sensibile come una piccola palpebra, tenera, socchiusa, clic… clic…[SPARO]

Questi nostri tempi di sconvolgimenti, questi nostri tempi…

...a proposito di ANARCHIA...


...Ebbene, io credo nella possibilità di un sistema diverso, dove gli uomini si associno liberamente, un sistema sicuramente più organizzato di quello attuale verticistico, un sistema dove gli uomini finalmente affrancati dal Potere, riconoscano un potere con la “p”minuscola, quello su se stessi, sulle proprie pulsioni animali... l’Anarchia non è un’utopia nel senso di qualcosa di irrealizzabile, ma di irrealizzato (nonostante ci siano state nella storia forme di convivenza libertaria, dal primo nucleo cristiano, a Kronstadt in Russia....tutte soffocate nel sangue perché incredibilmente ben riuscite e quindi scomode!)... Oggi che la politica rappresentativa è palesemente in crisi, le possibilità per un’emancipazione graduale dalle strutture gerarchiche sono in aumento...nel frattempo, cerchiamo di cominciare a emancipare il pensiero dalle coordinate che ci hanno innestato dalla nascita, non è facile, ma proviamoci!

lunedì 22 ottobre 2007

Ancora i podestà!


E’ ufficiale... L’inchiesta del pm De Magistris su “Why not”, nella quale sono (sarebbe meglio dire “erano”) indagati anche Romano Prodi e Clemente Mastella, è stata avocata dalla Procura generale...

La cosa che mi rammarica di più è il sostegno massiccio che l’informazione, trasversalmente, ha dato alle tesi di Mastella, gettando fango su uno dei pochi magistrati che, a fatica, stava facendo il suo dovere, rispettando il principio di uguaglianza sancito dalla Costituzione, vero cardine della giustizia. E ora? Mettiamoci nei panni di chi andrà a sostituire De Magistris...con quale serenità potrà svolgere il suo compito, in un paese dove da Berlusconi in poi è uno solo il messaggio... “Toccate tutti, ma non chi comanda!”?!

domenica 21 ottobre 2007

Buona fortuna!

Comincia l'avventura...