giovedì 22 novembre 2007

"Più in alto si arrampica la scimmia, più mostra il sedere".


Il colpo di teatro di domenica ha mostrato ancora una volta quanto il nano sia sempre più da circo e quanto sia bravo come illusionista, con la fisiologia aperta ad abbracciare la sua plebe tonta e addomesticata, che ha perso ormai da anni il senso della realtà, che non sa cosa vuol dire “politica”, avendone un’immagine edulcorata che sovrappone ai salotti della De Filippi, alle pubblicità sempre più incalzanti e soporifere, agli allucinogeni nei di Vespa, al deserto dell’imbecillità delle Isole dei famosi e di tutti i reality... C’è riuscita la scimmia, dopo anni di imbarbarimento dei costumi, di culi e di tette sbattuti in faccia, a drogare il popolo... non solo il suo, ahimé, perché anche la sinistra ormai ne è diventata vittima, si è appiattita sulle sue fandonie e il massimo dell’alternativa è rispondere che non è vero quello che dice lo sciacallo, invece di sbattergli in faccia una diversità dignitosa, una solidità etica, idee vere, di parlare con altre parole...
Il verme ha cambiato il marchio come fa un’azienda che sta per fallire e ha potuto farlo in questo paese ormai alla deriva... e nessuno dei vari opinionisti del c...o, degli pseudogiornalisti sia quelli che hanno il coraggio di tesserne le lodi sia quelli che fingono di confutarlo, ne hanno denunciato la follia, fare un nuovo partito senza un’assemblea, un congresso, una convergenza di una maggioranza su un programma, tutto senza che neanche i suoi lo sapessero!...dimostrando ancora il carattere padronale del suo partito, «comunque lo voglia chiamare, è suo di lui, proprietà privata, una organizzazione telecratica con obiettivi di controllo e di lucro», come ha scritto Beppe Grillo...

E la sinistra? Dov’è? E la legge sul conflitto di interessi?

Ieri, le rivelazioni di Repubblica sulla sotterranea rete di rapporti che Mediaset ha avuto, soprattutto nella passata legislatura, con la Rai, la complicità di Viale Mazzini a portare l’acqua ad un mulino solo, quello dello psiconano..., farà svegliare la Sinistra? Temo che sia una delle ultime occasioni che le si offre per marcare una vera differenza dall’affarismo mafioso e dal marketing politico del maiale di Arcore.

domenica 18 novembre 2007

Non dimentichiamo Aldo Bianzino


Tutto parte dalla tranquilla Pietralunga, vicino Città di Castello, in provincia di Perugia, una località immersa nel verde dei boschi e delle colline che cominciano a ingiallire, accarezzate da un vento frizzante, che ti fa amare il fatto di essere comunque vivo, che ti rimette in pace col mondo... E’ proprio qui, nel cuore d’Italia, nella profonda Umbria, che Aldo Branzino è venuto - come tanti negli anni ’80 – a cercare quella quiete, quel silenzio, per staccarsi dall’assordante routine della vita occidentale, affascinato e influenzato certamente da un amore per l’India, e per il modo orientale di cercare se stessi nel silenzio della natura, nella meditazione..., un amante della vita nel suo essere profondo, un vero pacifista, un uomo colto, amante della cucina genuina, agricoltore, falegname, che per puro piacere fumava qualche spinello...

Tutto scorre lento e tranquillo, quando, venerdì 12 ottobre, questa pace di libertà e di lavoro viene spezzata da alcuni agenti in borghese, che con un mandato della procura di Perugia, raggiungono “Le Caselle”, la casa dove Aldo viveva con la sua compagna Roberta, il piccolo Rudra e la madre di Roberta ultranovantenne; sono andati per arrestare Aldo e Roberta con l’accusa di spaccio di stupefacenti... Trovano una trentina di piantine di canapa indiana che spuntavano da dietro un cespuglio nei campi e l’«ingente» somma di trenta euro (dura vita quella degli “spacciatori”!) ...
Roberta verrà rilasciata, Aldo rimarrà nel carcere di Capanne e lì troverà la morte, pestato a sangue dalle guardie carcerarie, perché probabilmente agitato dal fatto di essere lì ingiustamente...
Da quando ho saputo di questa ennesima vittima del barbaro e ignorante proibizionismo, del modo in cui è morto un uomo così mite (chiunque lo conosceva non fa che rimarcarne la sua mitezza, la sua bontà, la sua colta riservatezza...), mi indigno e mi commuovo e mi incazzo.

Non voglio entrare nel merito sul se classificare droga una cosa oppure no o sul cosa può essere definito “leggero” o “pesante” (mi riservo di dire la mia in futuro su questo), ma una cosa è certa: non si può essere privati della libertà in questo modo e non si può morire così, vittime di chi dovrebbe tutelare la sicurezza e invece sempre più spesso la toglie insieme con la vita.

P.S. Come dice Beppe Grillo, chi si fa qualche spinello viene arrestato... I nostri dipendenti del Parlamento di cui una buona parte fa uso costante di stupefacenti e si macchia di reati ben più gravi, sta lì e decide il nostro futuro, impunemente.

venerdì 16 novembre 2007

In aria...anzi... scusate...ad altezza d’uomo!


Domenica l’Italia ha dato un’altra prova di essere alla deriva in tutti i sensi.

Dopo il tragico fatto avvenuto all’autogrill di Arezzo, la versione ufficiale subito diffusa parla di un tragico errore, c’era una rissa e il poliziotto ha sparato in aria per sedare (?!) gli animi...

Ci sono volute ore per dire finalmente quello che era successo e che non poteva essere altrimenti, e cioè che il poliziotto ha sparato ad altezza d’uomo!

Qui non c’entra nulla il calcio, la critica va mossa contro la struttura delle forze dell’«ordine», che dovrebbero essere nostri tutori e, invece, sono sempre più un pericolo per la sicurezza tanto decantata dai loro sostenitori, da questo conservatorismo fascista, gongolante nel clima attuale di caccia alle streghe, di “tolleranza zero”, da loro stessi prodotto, che sguazza bene nei venti di guerra, che non inorridisce davanti alle candide giustificazioni dell’«incidente» di uno come Lozano, famoso autovelox USA che ha punito quei due pirati della strada di Calipari e la Sgrena...

Questi «errori» non fanno altro che dimostrare quanto poco è importante la vita di un cittadino per chi per scelta di vita ha scelto di imbracciare un’arma e una divisa, che scala di valori a livello inconscio è stata introiettata dai nostri “tutori”, che rimangono sempre impuniti e lo Stato il massimo della pena che riesce a dare è un rimbrotto come per piccoli che sbagliano...

Nel frattempo la maggior parte dei sedicenti tutori che ha “lavorato” a Genova ha fatto carriera, i dirigenti quasi tutti promossi...e, temo, come è successo per la tragica morte di Carlo Giuliani, non si arriverà fino in fondo neppure questa volta a punire i colpevoli per l'omicidio del "terrorista" Gabriele Sandri, ma si ostacolerà chiunque voglia arrivare fino in fondo, accusandolo di “favoreggiamento al terrorismo”!

martedì 6 novembre 2007

Addio, pioniere del "fatto"!


E’ morto Enzo Biagi.

Una di quelle notizie che non può non sconvolgere chi, come me, lo ha sempre seguito con rispetto, tanto più nel suo esilio dai media, ormai appiattiti sul “non pensiero” unico e sulla “non informazione” trasversale.

Ne ho apprezzato sempre il suo amore per la libertà di raccontare i fatti così come stanno, nella loro nudità, senza autocensure di opportunismo, un amore per la libertà autentico, comune solo a chi davvero ha vissuto epoche in cui questa non c’era per istituzione, e quindi ne sapeva cogliere la subdola mancanza anche nella nostra epoca; un amore che ha pagato soprattutto nella sua dignità, per mano di un sedicente liberale, che “liberamente” aveva e ha in mano, direttamente e indirettamente, il monopolio delle televisioni e gran parte della stampa.

Giornalisti e uomini come lui e Montanelli ci mancano e Dio solo sa quanto ci mancheranno!

lunedì 5 novembre 2007

Quando la paura fa le leggi...


Devo ammettere che, sicuramente anche per l’enfatico clamore mediatico, la morte orrenda di Giovanna Reggiani mi ha turbato e mi ha indotto a fare delle riflessioni sul caso specifico e sulle risposte date dal governo.

Non riesco a vedere di buon occhio un decreto approvato sull’onda dello sconcerto emotivo destato dal brutale omicidio, uno sconcerto corroborato da un clima di paura, continuamente fomentato ad arte, per far leva sulla percezione di insicurezza dei cittadini e creare consenso attorno a una deriva di repressione smodata, fatta senza analisi razionale.

Una reazione così smodata che non fa altro che alimentare la paura, farla interiorizzare, come se un nemico stesse per invaderci... Basta vedere i gesti sconsiderati di fanatiche squadracce fasciste a Monterotondo (hanno fatto esplodere l’ingresso di un negozio di alimentari rumeni, neanche rom!), scritte che compaiono quotidianamente sui muri, che vomitano ignoranza repressa (che gli autori non vedevano l’ora di averne una scusa!)...e la destra istituzionale, cui non sta bene neanche questo decreto, vorrebbe l’espulsione anche dei rumeni e rom più poveri.

Un bel clima questo della nostra rozza italietta, dove si dimenticano gli atti di violenza quotidiani fatti da italiani, attribuiti da subito erroneamente a immigrati (non sto qui a ricordarli...)...

Il problema c’è, non si può negare, soprattutto da quando sono diventati comunitari paesi come la Romania, senza una parallela collaborazione fra le istituzioni, ma badiamo di non risolvere il problema con espulsioni in massa, sull’onda emotiva della rabbia, con sommarie motivazioni su chiunque... Regoliamo i flussi, estendendo a chi entra diritti e doveri, per abbassare il tasso di criminalità e, parallelamente, i sindaci potenzino i controlli e bonifichino le periferie, creando strutture adeguate, e togliendo dalla strada centinaia di prostitute, anche bambine, il cui mercato criminale è alimentato da quegli stessi italiani, clienti di notte, il giorno dopo ancora più razzisti.

Risolviamo i problemi alla fonte...sta sempre lì il problema e la soluzione...prosciugare il mare dove nuota l’immigrazione criminale e dare accoglienza a chi vuole lavorare, rispetta il nostro Paese, e lo giudica ideale per costruirsi un futuro.

venerdì 2 novembre 2007

Errore giudiziario?


La Corte d’Assise di Roma ha emesso una sentenza in cui stabilisce un “difetto di giurisdizione” del nostro paese nel giudicare il militare americano, Mario Lozano, che ha ucciso Nicola Calipari, il nostro agente dell’intelligence, mentre portava in salvo Giuliana Sgrena, una delle ultime croniste che dall’Iraq raccontava sul Manifesto tante storie di gente comune, facendo vedere l’”altro” punto di vista, quello dei civili che hanno sofferto prima sotto il regime fascista di Saddam Hussein, corroborato dall’embargo, poi come vittime di questa guerra assurda, permanente, che miete vittime quotidianamente tra soldati e civili...

Questa notizia ha riaperto in me una ferita... avevo avuto modo di incontrare Giuliana Sgrena, era ancora ferita, ho avuto modo di incrociare quegli occhi limpidi e sinceri, farmi ripetere il suo rammarico per quello che era successo a Calipari, e per come già da subito il soldato, con l’appoggio delle autorità e dei media statunitensi, si era difeso (“l’auto degli italiani andava troppo forte e non si è fermata a uno stop”)...

Ora il dolore è più forte e la delusione più amara, perché la motivazione della sentenza allude a una fantomatica “giurisdizione esclusiva” degli USA sui suoi soldati, e nella fattispecie Lozano ha solo seguito le “regole di ingaggio” sul territorio iracheno...

“Nicola è stato ucciso una seconda volta”, è così, e per l’ennesima volta cade la dignità e l’orgoglio del nostro paese, che ha dimostrato ulteriormente la sua subordinazione rispetto agli Usa, un rapporto servile, in cui la verità muore sempre, vittima della “democrazia esportata”, dove non importa se muoiono persone di alto profilo etico come Nicola Calipari, che ha davvero servito lo Stato correttamente e con coraggio, come, a ben guardare, negli ultimi cinquant’anni i suoi colleghi non hanno sempre fatto!

P.S. Ricordo l’avvicendamento che c’è stato alla Corte d’Assise di Roma... Doveva essere presieduta dal giudice Mario Almerighi, che è stato mandato a Civitavecchia, per l’occasione sostituito da Angelo Gargani, fratello del responsabile della giustizia di Forza Italia...