venerdì 5 dicembre 2008

"Anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti!"


Nel 2001, Genova “chiusa da sbarre e… marcata a vista” (come canta Francesco Guccini) è stata militarmente resa inaccessibile al diritto, alla Costituzione, e la sentenza del tribunale genovese di 20 giorni fa (come l’altra di luglio per Bolzaneto) ne conferma l’assenza a distanza di più di sette anni, alla luce dell’assoluzione dei dirigenti delle forze dell’ordine, e la condanna lievissima agli “operativi” (schegge autonome e impazzite).
Questa sentenza, oltre l’amaro che inevitabilmente lascia nella cittadinanza attiva non (ancora) narcotizzata, oltre la beffa ai danni di chi subì le violenze atroci quella notte nella “macelleria” Diaz, mette nella pelle una pungente preoccupazione per la ferita inferta alla democrazia già claudicante nel nostro paese, l’amara constatazione che ancora una volta lo stato dimostra di non riuscire a processare serenamente se stesso, che è sancita l’impunità di apparati importanti della sua struttura, che è permessa l’interdipendenza di poteri che la Costituzione vuole separati…
Qualsiasi persona di buon senso si rende conto che fatti come quelli di Bolzaneto e della Diaz non possono avvenire senza il coinvolgimento di parti delle istituzioni che la legge prepone alla tutela dell’ordine pubblico e neppure nella completa ignoranza dei ministri competenti, figure che passano tranquille sui teleschermi, che ora siedono sulle scranne più alte dello stato, e che allora facevano “visite di cortesia” nelle centrali operative dei carabinieri, senza mandato istituzionale. Quello stesso buon senso non può non indurre a immaginare che tutte quelle torture fisiche e psicologiche sono state orchestrate a tavolino, per colpire un movimento pacifico e la sua portata ideale.
Quelle violenze non appartengono a uno stato democratico e se in Italia sono (state) possibili dobbiamo chiederci perché, dobbiamo analizzare il controverso rapporto che una parte del paese ha con la democrazia, col rispetto della persona e con la memoria storica; non dobbiamo sottovalutare il proliferare di tutti questi nuovi movimenti di estrema destra che inneggiano al fascismo, al nazismo, all’antisemitismo, all’odio verso lo straniero, alla violenza privata, all’autotutela armata, non dobbiamo prendere tutto come folclore, perché oggi il terreno è fertile e la contiguità delle istituzioni con certi ambienti è forte, vista la provenienza di molti figuri che ne fanno parte.
E’ necessaria una commissione di inchiesta per fare davvero luce su quei fatti; l’appello va all’opposizione (chiamiamola così per semplificare…) affinché la smetta di nicchiare come fece nella scorsa legislatura, e al governo, in particolare ad alcuni dei suoi rappresentanti, affinché riscoprano il piacere della vergogna.

di Bonifacio Liris ( http://www.abruzzo24ore.tv/news.php?id=8516 )

martedì 25 novembre 2008

La Gelmini e l'onda anomala


da http://www.abruzzo24ore.tv/news.php?id=8422

Rifacciamo un attimo il punto di una delle tante problematiche situazioni del nostro paese, di cui, nella caciara mediatica, è facile perdere il filo, tra i salotti di Vespa, quelli della De Filippi e le isolette varie. La cosiddetta “riforma Gelmini” (Tremonti, meglio), cosiddetta “riforma” impropriamente, dato che è l’etimologia per prima a non soccorrere un decreto così catastrofico (il 133 fintamente mitigato, sull’onda delle proteste, dal 180), se è vero che ri-formare significa dare una forma “altra”, un volto nuovo, una forma diversa che non deve per forza coincidere con un melius, ma sicuramente con un qualcosa di “diverso”. Questo decreto è quanto di peggio si possa immaginare.


Un taglio indiscriminato di fondi previsto per i prossimi anni, fatto senza consultare le parti in campo, porterà con sé una slavina di danni alla scuola, all’istruzione, e quindi al tessuto sociale di un paese, perché di questo si tratta, quando si taglia la spesa in un settore così delicato; la lungimiranza politica vuole che quando uno stato è in crisi l’ultimo ambito su cui fare dei tagli di spesa è proprio l’istruzione, la scuola e l’università, che sono il cuore pulsante di un paese, la fucina del futuro, di quelle forze nuove che probabilmente riuscirebbero, con una preparazione migliore e più adeguata ad una società veloce come questa, a far fronte ai danni di una politica economica, come quella neoliberista, che ha fallito.


Immaginate i danni alla scuola elementare, fino a ieri “fiore all’occhiello” d’Europa, tra abolizione del tempo pieno e ritorno al “maestro unico”, figura deamicisiana, che, presentato col ritorno al “grembiulino”, in un paese di anziani come l’Italia, può essere buono solo a titillare la nostalgia del bel tempo che fu, ma che fa orrore se calato nella realtà, essendo impensabile, in una società globalizzata, variegata come quella attuale, far gravare sulle spalle di un solo insegnante l’e-ducazione di trenta bambini, educazione che non è un semplice dispensare nozioni, ma la cura di tutti i lati della personalità di un individuo, dalla sua intelligenza al suo comportamento.


E’ vero che ci sono tanti problemi, primo fra tutti quello delle baronie e del familismo, soprattutto nelle università, ma con queste (contro)riforme non si risolvono, le piaghe rimarranno, perché fanno parte dell’equilibrio del sistema, gli sono funzionali e quindi bisogna lottare per eliminare anche e soprattutto questo cancro; ma si sa che questi tagli, come altri in passato, rientrano nella logica privatistica della progressiva distruzione della scuola pubblica, togliendole ossigeno poco a poco, a favore di un’istruzione privata (spesso di carattere confessionale), che appare (deve apparire) l’unica alternativa per chi ha soldi e cerca una scuola la più qualificata possibile.


Allora è auspicabile che questo nuovo movimento diventi davvero un’onda anomala, che continui la sua lotta con rigore e intelligenza, senza reagire alle provocazioni, mantenendosi pacifico e nonviolento, che cresca sempre di più, e che approfondisca la sua coscienza di cambiamento e la estenda a tutti gli ambiti sociali, contagiandoli con entusiasmo, dando vita finalmente a un progressivo risveglio della società.
di Bonifacio Liris

mercoledì 15 ottobre 2008

Piazza della legalità


Una breve cronaca della manifestazione dell’11 ottobre, tenutasi a Piazza Navona, per protestare contro il lodo Alfano, a cui abbiamo partecipato con alcuni Grilli Aquilani.

Allora, siamo partiti per le due del pomeriggio, nel caldo anomalo di un’estate che non vuole morire…Arriviamo a Roma con almeno 10° in più, lasciamo le macchine al parcheggio di Villa Borghese, usciamo in una Piazza di Spagna affollatissima di turisti, eccitati dall’incredulità di una bellezza e una temperatura così uniche, facciamo a piedi le vie centrali dell’urbe in un formicaio succinto di voci e colori, e, dopo un po’ di cammino, entriamo in piazza Navona, accesa di bandiere e perimetrata dai gazebo, in cui giovani dell’Italia dei Valori hanno cominciato dalle dieci di mattina a raccogliere le firme contro il mostruoso lodo Alfano.

Il mattatore della giornata è stato il grande Andrea Rivera che ha commosso gli astanti con il pezzo “Io mi ritenevo di sinistra…”, parafrasando la struggente “Qualcuno era comunista…” di Gaber…; dopo l’esibizione di Enzo Avitabile e i Bottari che hanno scaldato la piazza con i ritmi del sud, ha parlato Antonio Di Pietro, che ha ricordato i motivi della giornata, dell’importanza, dunque, di questo referendum, della manifesta incostituzionalità di questa legge, della mancanza di vera informazione, delle tante sconcezze sottaciute, del conseguente consenso ad un governo che con gli annunci-spot e con i media pieni di veline e bagaglini vari, ha anestetizzato lo coscienza civile, e di come sono riusciti a stravolgere il senso delle cose solo cambiando le parole, come ad esempio il chiamare “giustizialismo” la legalità.

Poi è stata la volta di Simone Cristicchi, di cui abbiamo apprezzato soprattutto una canzone, “Genova brucia”, in cui ha dato voce a uno dei tanti violenti poliziotti, fieri di dichiararsi fascisti e fieri della loro violenza, una canzone che ha suscitato e ravvivato la rabbia e l’indignazione per la morte di Carlo Giuliani, e che sottolinea con crudezza come i mandanti siano ancora in parlamento.

Poi sempre Rivera con la sua “E’ ora (di lottare)” e poi il gran finale con Di Pietro che annuncia sul palco il premio Nobel Dario Fo e sua moglie, Franca Rame (che hanno ricordato i motivi per cui erano lì per firmare), e alcuni dei giovani organizzatori della giornata. Ancora Di Pietro, notevolmente ispirato (bisogna ammetterlo!)e senza intoppi… E’ stato emozionante. Davvero.

Siamo tornati riattraversando nelle luci serali Roma, stupenda come sempre, con la convinzione nel cuore di aver fatto la cosa giusta, che non è tutto perduto, che quella piazza (al di là di chi l’ha organizzata) è il segnale che il paese a poco a poco si risveglia e che è dal basso che deve ripartire la speranza.

sabato 6 settembre 2008

Bavaglio

Gli interventi del 3 settembre al Teatro della Vittoria, in occasione della presentazione di Bavaglio, l'ultimo istant book sulle leggi vergogna dei primi mesi di governo di questa Banda Bassotti, che ormai non si nasconde neanche più, tanto ha plasmato a sua immagine e somiglianza i suoi (quelli che dovrebbero essere) oppositori e gendarmi politici...
Vien voglia di menare le mani sul primo politico in odore di corruzione o, peggio, di mafia...che capiti a tiro...
Reagiamo! non chiudiamoci nello sfogo da bar su questo o quel fattaccio, su quel politico o su quell'altro. Usciamo! non abbiamo paura di fare gli estremisti! non lo siamo! siamo partigiani che cercano di informare e che non hanno paura dell'insulto, lo scherno e lo sputo!
Ancora con Gramsci..."pessimismo della ragione e ottimismo della volontà"!
Avanti!
Di seguito gli interventi.

Intro di Pino Corrias e primo intervento di Paolo Flores d'Arcais






Marco Lillo







Peter Gomez






Marco Travaglio






Finale di Sabina Guzzanti




domenica 17 agosto 2008

Speak out!


Il 10 agosto Sabina Guzzanti ha lanciato questa iniziativa... Forse la testimonianza è l'unica arma per resistere alla barbarie governativa, quindi mi trova d'accordo.

speak out

sto scrivendo lo spettacolo in un posto in cui c'è meno segnale di quanto temessi. la pennetta per internet non ce la fa. ho trovato un bar con la connessione e finalmente vi posso scrivere.

ho letto molte dichiarazioni d'entusiasmo all'idea di fare qualcosa e allora comincerei a dirvi di che si tratta, così come si può fare su un blog che viene visto da chiunque.
l'esperienza di piazza navona è stata molto importante. prima mi arrovellavo su come e cosa si potesse fare per opporsi a questa merda e non lasciarsi morire. dopo l'8 luglio mi è parso chiaro che non c'è bisogno di chissà quali strategie. che le parole hanno un potere enorme e più che sufficiente. quindi ho pensato: cosa succederebbe se avviassimo una campagna di outing civile?

quando incontro il pubblico negli spettacoli o leggo i vostri post spesso sento dire: sei la nostra voce, parli per tutti noi che non abiamo voce, ecc. però la voce ce l'abbiamo tutti e se io parlo è solo perché ho deciso di parlare.
cosa succederebbe se ciascuno là dove si trova dicesse semplicemente pane al pane? se in ogni occasione, quando c'è una telecamera di qualsiasi tv, a qualsiasi radio, scrivendo ai giornali sui muri, parlando al bar, in ufficio, in cantiere, ovunque siate dicessimo tutti semplicemente la verità?

l'idea è questa: voi fate queste azioni semplici e vi filmate, se ci sono situazioni complicate posso anche venire a filmarvi io quando sono in tour. questi filmati poi li diffondiamo sul blog, alcuni a rotazione li mostro nello spettacolo e incoraggiamo tutte le persone che vengono a fare lo stesso. se qualcuno a causa delle sue parole subisce rappresaglie lo difendiamo. questa sarà una occasione perfetta per ripristinare le libertà sul campo. se può succedere che un laureato venga minacciato dalla mafia in combutta coi baronati universitari perché insiste a voler partecipare a un concorso in cui i posti sono già assegnati, questo può succedere solo perché lo studente è solo. perché nessuno si mette al suo fianco. è questo che manca a questo paese inselvatichito dove non c'è più senso della partecipazione e della comunità. c'è solo invidia furibonda e superstizione come nelle tribù africane.

capiterà qualche mitomane in mezzo al gruppo e allora ci regolemo come coi trolls.

spero che capiate quanto questa campagna potrebbe essere efficace e che aderiate numerosi. certo bisogna metterci la faccia. ma non si cambiano le cose senza esporsi. ho già ricevuto molte adesioni di giovani entusiasti, cominciamo da qui. scrivete per favore se ci state e soprattutto da dopo ferragosto direi verso il 20, cominciate a mandare roba foto video racconti ma soprattutto filmati, azioni concrete lettere ai giornali. va bene anche parlare al bar ma lo dovete filmare. da oggi al 20 avete 10 giorni per pensare a cosa dire ma vedrete che una volta deciso verrà da sè.

vi ricordate che in un bar dove uno si lamentava di tremonti il proprietario lo ha fatto tacere sostenedo che stava facendo propaganda senza contraddittorio?
non c'è altro modo di difendere la libertà che prtendersela tutta, fino in fondo. non c'è bisogno o non sempre c'è bisogno di scendere in piazza e di fare sit inn. concentriamoci su questo: non ci autocensuriamo per paura. questo è l'unico mezzo che hanno per portare questo paese a uno stato di dittatura definitiva. ognuno decida in che modo farlo. certo cercate di proteggervi da ripercussioni legali laddove potrebbero esserci ma se ve la sentite fottetevene. se la cosa prende piede convinceremo sicuramente dei bravi avvocati a difendere i cittadini che hanno semplicemente usato la loro libertà di parola e esercitato il loro diritto di critica. c'è modo di protestare più civile e non volento di questo? c'è modo di protestare più efficace?

tutte le cose che avete elencato commentando l'articolo precedente, che avete individuato come cose che non si possono dire, ditele ovunque. si può lo dice la costituzione e la carta dei diritti umani e qualsiasi carta in circolazione.

poi certo faremo magliette spillette e cappellini, faremo incontri, daremo premi ai più valorosi efaremo proselitismo meglio dei testimoni di geova.

intanto vi è arrivata questa?

[berlusconi dice: la crisi si fa sentire, è il momento di stringere i denti. Mara tu no]

ansiosa di leggere cosa ne pensate, saluti a tutti e buon s lorenzo

Metto di seguito l'intervento di Moni Ovadia, a Piazza Navona, l'8 luglio.
Ascoltatelo!
ASCOLTATELO!

venerdì 18 luglio 2008

Auguri don Andrea!


Non ci siamo mai conosciuti “dal vivo”, ma se dovessi dare il primo nome che mi viene in mente alla condotta di un vero cristiano, di uno che conduce la propria vita con il vangelo in mano e nel cuore, beh…quello sarebbe Don Andrea Gallo, ed evocherebbe subito l’immagine di quell’uomo in abito da prete, col fazzoletto rosso al collo e il sigaro nella destra, ed una voce stentorea pure in un genovese strascicato, che urla in faccia al perbenismo benpensante la sua ignoranza e la sua vigliaccheria, ma con lo sguardo dolce del perdono sempre e comunque, pronto ad accogliere nella sua comunità di San Benedetto al Porto a Genova, tutti, ma proprio tutti, dai tossici,alle prostitute, agli zingari, agli immigrati, a tutti quei personaggi che popolano la poetica di un altro suo grande amico, morto dieci anni fa, e della cui voce non riesco a fare a meno, Fabrizio De André.

Un prete contro, “angelicamente anarchico” (come si è autodefinito in un libro), il “prete degli ultimi”, quelli che la società rifiuta, che ama chiamare con una sottile forma di autocompiacimento “diversi”, e che lui sente vicini a sé pure se peccatori…

E’ bello quello che ha detto ieri ai suoi festeggiamenti (anticipati di venti ore al comune).

Lo riporto testualmente: «HO fatto tante cazzate, ma sono sempre stato dalla parte dei diritti. La cosa peggiore è l´indifferenza, per questo dico a tutti: su la testa!». Andrea Gallo prete, felicemente ottantenne («vabbé ragazzi, manca ancora una ventina di ore, però tagliamoci 'sta torta»), prima ancora marinaio e prima ancora partigiano «e il mio comandante era mio fratello Dino, eccolo lì seduto, lui era grande, sette anni di più: e il motto della nostra brigata era "osare la speranza", ed è valido ancora oggi. Vedere a 80 anni che la democrazia è subordinata alla sicurezza: no, no, non ci siamo. Sono tempi brutti, ma abbiamo una bussola, ossia la Costituzione, i primi dodici articoli io li recito dopo le altre preghiere, l´ho detto anche al cardinale Tettamanzi. Poi ci sono Gesù e il Vangelo, altre bussole importanti che però, come il chicco di grano, devono rimanere nascoste nel profondo». Prete scomodo, prete degli ultimi. «Comunista? Eh, la Madonna! Socialista? Ultimo dei no global? Mi sono state attribuite tante etichette - ha detto - ma io non ho scelto un´ideologia, a 20 anni ho scelto Gesù: ci siamo scambiati i biglietti da visita e sul suo c´era scritto 'sono venuto per servire e non per essere servito´».

Auguri don Andrea e grazie!, quello che fanno e dicono persone come te rendono la vita di un eterno agnostico, dubbioso e pessimista come me, meno dura e fanno essere più speranzosi…gramscianamentecristianamente!


lunedì 30 giugno 2008

Da Sua Emittenza a Sua Impunità


Ho sempre pensato che il mafionano di Arcore fosse un pericolo reale per quel po’ di democrazia che può sopravvivere in uno stato occidentale, l’ho sempre considerato potenzialmente capace di tutto, limitato solo dal sistema di contropoteri e dalle (sempre state poche) sentinelle della società civile, e sono stato beffeggiato a volte per questa mia convinzione con argomenti del tipo “demonizzandolo si fa il suo gioco,…ecc ecc…”, considerando la mia e quella di pochi altri un’ossessione, una semplice antipatia, o (la più bella di tutte) “l’invidia” verso uno che ha saputo farsi da solo, sentendomi amareggiato dalla stoltezza e dall’ignoranza di chi non sa o, peggio, finge di non sapere la storia intricata di massoneria, mafia e faccenderia politica del soggetto in questione. Certamente ora posso dire che, pure pronto a tutto, non immaginavo che arrivasse, nel torpore generale, corroborato dal caldo torrido e dal calcio estivo, a realizzare l’agognato obiettivo: la sua impunità per legge dello Stato.

Ci ha abituato dal ‘94 ai suoi colpi di coda, rosicchiando gradualmente le istituzioni, facendo digerire al popolo beota le sue mascalzonate, non facendole apparire tali, aiutato dalla connivenza televisiva (su cui Sua Emittenza ha sempre potuto contare, anche sotto i governi di centrosinistra) e dalla morfinica sedicente “sinistra”, iniziando da subito a realizzare il progetto piduista di distruggere la magistratura, delegittimandola, capillarmente, gridando al complotto, alla persecuzione, parlando di “toghe rosse”, ricordando Mani Pulite come un periodo di “guerra civile” (tralasciando il fatto che sull’onda di quel repulisti, per apparire integro, chiese al “becero e ignorante” Di Pietro di fargli da ministro), e giù con la Cirami, La legge sulle rogatorie, la ex Cirielli…giù giù fino al lodo Schifani…

Ma con l’ultima legge (firmata da quella faccia di culo di Alfano) che blocca i processi per reati commessi prima del 2002, puniti con meno di 10 anni, per bloccare i suoi, specie il processo Mills sulla corruzione dell’omonimo avvocato affinché dichiarasse il falso, ha superato lo scenario paventato da noi poveri ossessionati, “antiberlusconiani di professione”…Pensateci bene…un governo eletto soprattutto per il cavallo di battaglia della campagna elettorale, la “sicurezza” (ovviamente non si specificava fino in fondo di chi…), che blocca i processi per furti, rapine, sequestri, quegli stessi reati che colpiscono i cittadini nella loro vita di tutti i giorni…

Allora approfitto per ricordare e invitare tutti coloro che inciampano in questo modesto blog a partecipare l’8 luglio, in piazza Navona a Roma, alle 18.00, alla prima manifestazione contro queste “prime” leggi-canaglia di questo regime, per difendere i valori costituzionali di libertà e uguaglianza, nati dal sangue versato nella Liberazione dal nazifascismo e adesso attaccati senza precedenti.

Prima che il male diventi irreversibile.

Passate parola.