venerdì 5 dicembre 2008

"Anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti!"


Nel 2001, Genova “chiusa da sbarre e… marcata a vista” (come canta Francesco Guccini) è stata militarmente resa inaccessibile al diritto, alla Costituzione, e la sentenza del tribunale genovese di 20 giorni fa (come l’altra di luglio per Bolzaneto) ne conferma l’assenza a distanza di più di sette anni, alla luce dell’assoluzione dei dirigenti delle forze dell’ordine, e la condanna lievissima agli “operativi” (schegge autonome e impazzite).
Questa sentenza, oltre l’amaro che inevitabilmente lascia nella cittadinanza attiva non (ancora) narcotizzata, oltre la beffa ai danni di chi subì le violenze atroci quella notte nella “macelleria” Diaz, mette nella pelle una pungente preoccupazione per la ferita inferta alla democrazia già claudicante nel nostro paese, l’amara constatazione che ancora una volta lo stato dimostra di non riuscire a processare serenamente se stesso, che è sancita l’impunità di apparati importanti della sua struttura, che è permessa l’interdipendenza di poteri che la Costituzione vuole separati…
Qualsiasi persona di buon senso si rende conto che fatti come quelli di Bolzaneto e della Diaz non possono avvenire senza il coinvolgimento di parti delle istituzioni che la legge prepone alla tutela dell’ordine pubblico e neppure nella completa ignoranza dei ministri competenti, figure che passano tranquille sui teleschermi, che ora siedono sulle scranne più alte dello stato, e che allora facevano “visite di cortesia” nelle centrali operative dei carabinieri, senza mandato istituzionale. Quello stesso buon senso non può non indurre a immaginare che tutte quelle torture fisiche e psicologiche sono state orchestrate a tavolino, per colpire un movimento pacifico e la sua portata ideale.
Quelle violenze non appartengono a uno stato democratico e se in Italia sono (state) possibili dobbiamo chiederci perché, dobbiamo analizzare il controverso rapporto che una parte del paese ha con la democrazia, col rispetto della persona e con la memoria storica; non dobbiamo sottovalutare il proliferare di tutti questi nuovi movimenti di estrema destra che inneggiano al fascismo, al nazismo, all’antisemitismo, all’odio verso lo straniero, alla violenza privata, all’autotutela armata, non dobbiamo prendere tutto come folclore, perché oggi il terreno è fertile e la contiguità delle istituzioni con certi ambienti è forte, vista la provenienza di molti figuri che ne fanno parte.
E’ necessaria una commissione di inchiesta per fare davvero luce su quei fatti; l’appello va all’opposizione (chiamiamola così per semplificare…) affinché la smetta di nicchiare come fece nella scorsa legislatura, e al governo, in particolare ad alcuni dei suoi rappresentanti, affinché riscoprano il piacere della vergogna.

di Bonifacio Liris ( http://www.abruzzo24ore.tv/news.php?id=8516 )

martedì 25 novembre 2008

La Gelmini e l'onda anomala


da http://www.abruzzo24ore.tv/news.php?id=8422

Rifacciamo un attimo il punto di una delle tante problematiche situazioni del nostro paese, di cui, nella caciara mediatica, è facile perdere il filo, tra i salotti di Vespa, quelli della De Filippi e le isolette varie. La cosiddetta “riforma Gelmini” (Tremonti, meglio), cosiddetta “riforma” impropriamente, dato che è l’etimologia per prima a non soccorrere un decreto così catastrofico (il 133 fintamente mitigato, sull’onda delle proteste, dal 180), se è vero che ri-formare significa dare una forma “altra”, un volto nuovo, una forma diversa che non deve per forza coincidere con un melius, ma sicuramente con un qualcosa di “diverso”. Questo decreto è quanto di peggio si possa immaginare.


Un taglio indiscriminato di fondi previsto per i prossimi anni, fatto senza consultare le parti in campo, porterà con sé una slavina di danni alla scuola, all’istruzione, e quindi al tessuto sociale di un paese, perché di questo si tratta, quando si taglia la spesa in un settore così delicato; la lungimiranza politica vuole che quando uno stato è in crisi l’ultimo ambito su cui fare dei tagli di spesa è proprio l’istruzione, la scuola e l’università, che sono il cuore pulsante di un paese, la fucina del futuro, di quelle forze nuove che probabilmente riuscirebbero, con una preparazione migliore e più adeguata ad una società veloce come questa, a far fronte ai danni di una politica economica, come quella neoliberista, che ha fallito.


Immaginate i danni alla scuola elementare, fino a ieri “fiore all’occhiello” d’Europa, tra abolizione del tempo pieno e ritorno al “maestro unico”, figura deamicisiana, che, presentato col ritorno al “grembiulino”, in un paese di anziani come l’Italia, può essere buono solo a titillare la nostalgia del bel tempo che fu, ma che fa orrore se calato nella realtà, essendo impensabile, in una società globalizzata, variegata come quella attuale, far gravare sulle spalle di un solo insegnante l’e-ducazione di trenta bambini, educazione che non è un semplice dispensare nozioni, ma la cura di tutti i lati della personalità di un individuo, dalla sua intelligenza al suo comportamento.


E’ vero che ci sono tanti problemi, primo fra tutti quello delle baronie e del familismo, soprattutto nelle università, ma con queste (contro)riforme non si risolvono, le piaghe rimarranno, perché fanno parte dell’equilibrio del sistema, gli sono funzionali e quindi bisogna lottare per eliminare anche e soprattutto questo cancro; ma si sa che questi tagli, come altri in passato, rientrano nella logica privatistica della progressiva distruzione della scuola pubblica, togliendole ossigeno poco a poco, a favore di un’istruzione privata (spesso di carattere confessionale), che appare (deve apparire) l’unica alternativa per chi ha soldi e cerca una scuola la più qualificata possibile.


Allora è auspicabile che questo nuovo movimento diventi davvero un’onda anomala, che continui la sua lotta con rigore e intelligenza, senza reagire alle provocazioni, mantenendosi pacifico e nonviolento, che cresca sempre di più, e che approfondisca la sua coscienza di cambiamento e la estenda a tutti gli ambiti sociali, contagiandoli con entusiasmo, dando vita finalmente a un progressivo risveglio della società.
di Bonifacio Liris

mercoledì 15 ottobre 2008

Piazza della legalità


Una breve cronaca della manifestazione dell’11 ottobre, tenutasi a Piazza Navona, per protestare contro il lodo Alfano, a cui abbiamo partecipato con alcuni Grilli Aquilani.

Allora, siamo partiti per le due del pomeriggio, nel caldo anomalo di un’estate che non vuole morire…Arriviamo a Roma con almeno 10° in più, lasciamo le macchine al parcheggio di Villa Borghese, usciamo in una Piazza di Spagna affollatissima di turisti, eccitati dall’incredulità di una bellezza e una temperatura così uniche, facciamo a piedi le vie centrali dell’urbe in un formicaio succinto di voci e colori, e, dopo un po’ di cammino, entriamo in piazza Navona, accesa di bandiere e perimetrata dai gazebo, in cui giovani dell’Italia dei Valori hanno cominciato dalle dieci di mattina a raccogliere le firme contro il mostruoso lodo Alfano.

Il mattatore della giornata è stato il grande Andrea Rivera che ha commosso gli astanti con il pezzo “Io mi ritenevo di sinistra…”, parafrasando la struggente “Qualcuno era comunista…” di Gaber…; dopo l’esibizione di Enzo Avitabile e i Bottari che hanno scaldato la piazza con i ritmi del sud, ha parlato Antonio Di Pietro, che ha ricordato i motivi della giornata, dell’importanza, dunque, di questo referendum, della manifesta incostituzionalità di questa legge, della mancanza di vera informazione, delle tante sconcezze sottaciute, del conseguente consenso ad un governo che con gli annunci-spot e con i media pieni di veline e bagaglini vari, ha anestetizzato lo coscienza civile, e di come sono riusciti a stravolgere il senso delle cose solo cambiando le parole, come ad esempio il chiamare “giustizialismo” la legalità.

Poi è stata la volta di Simone Cristicchi, di cui abbiamo apprezzato soprattutto una canzone, “Genova brucia”, in cui ha dato voce a uno dei tanti violenti poliziotti, fieri di dichiararsi fascisti e fieri della loro violenza, una canzone che ha suscitato e ravvivato la rabbia e l’indignazione per la morte di Carlo Giuliani, e che sottolinea con crudezza come i mandanti siano ancora in parlamento.

Poi sempre Rivera con la sua “E’ ora (di lottare)” e poi il gran finale con Di Pietro che annuncia sul palco il premio Nobel Dario Fo e sua moglie, Franca Rame (che hanno ricordato i motivi per cui erano lì per firmare), e alcuni dei giovani organizzatori della giornata. Ancora Di Pietro, notevolmente ispirato (bisogna ammetterlo!)e senza intoppi… E’ stato emozionante. Davvero.

Siamo tornati riattraversando nelle luci serali Roma, stupenda come sempre, con la convinzione nel cuore di aver fatto la cosa giusta, che non è tutto perduto, che quella piazza (al di là di chi l’ha organizzata) è il segnale che il paese a poco a poco si risveglia e che è dal basso che deve ripartire la speranza.

sabato 6 settembre 2008

Bavaglio

Gli interventi del 3 settembre al Teatro della Vittoria, in occasione della presentazione di Bavaglio, l'ultimo istant book sulle leggi vergogna dei primi mesi di governo di questa Banda Bassotti, che ormai non si nasconde neanche più, tanto ha plasmato a sua immagine e somiglianza i suoi (quelli che dovrebbero essere) oppositori e gendarmi politici...
Vien voglia di menare le mani sul primo politico in odore di corruzione o, peggio, di mafia...che capiti a tiro...
Reagiamo! non chiudiamoci nello sfogo da bar su questo o quel fattaccio, su quel politico o su quell'altro. Usciamo! non abbiamo paura di fare gli estremisti! non lo siamo! siamo partigiani che cercano di informare e che non hanno paura dell'insulto, lo scherno e lo sputo!
Ancora con Gramsci..."pessimismo della ragione e ottimismo della volontà"!
Avanti!
Di seguito gli interventi.

Intro di Pino Corrias e primo intervento di Paolo Flores d'Arcais






Marco Lillo







Peter Gomez






Marco Travaglio






Finale di Sabina Guzzanti




domenica 17 agosto 2008

Speak out!


Il 10 agosto Sabina Guzzanti ha lanciato questa iniziativa... Forse la testimonianza è l'unica arma per resistere alla barbarie governativa, quindi mi trova d'accordo.

speak out

sto scrivendo lo spettacolo in un posto in cui c'è meno segnale di quanto temessi. la pennetta per internet non ce la fa. ho trovato un bar con la connessione e finalmente vi posso scrivere.

ho letto molte dichiarazioni d'entusiasmo all'idea di fare qualcosa e allora comincerei a dirvi di che si tratta, così come si può fare su un blog che viene visto da chiunque.
l'esperienza di piazza navona è stata molto importante. prima mi arrovellavo su come e cosa si potesse fare per opporsi a questa merda e non lasciarsi morire. dopo l'8 luglio mi è parso chiaro che non c'è bisogno di chissà quali strategie. che le parole hanno un potere enorme e più che sufficiente. quindi ho pensato: cosa succederebbe se avviassimo una campagna di outing civile?

quando incontro il pubblico negli spettacoli o leggo i vostri post spesso sento dire: sei la nostra voce, parli per tutti noi che non abiamo voce, ecc. però la voce ce l'abbiamo tutti e se io parlo è solo perché ho deciso di parlare.
cosa succederebbe se ciascuno là dove si trova dicesse semplicemente pane al pane? se in ogni occasione, quando c'è una telecamera di qualsiasi tv, a qualsiasi radio, scrivendo ai giornali sui muri, parlando al bar, in ufficio, in cantiere, ovunque siate dicessimo tutti semplicemente la verità?

l'idea è questa: voi fate queste azioni semplici e vi filmate, se ci sono situazioni complicate posso anche venire a filmarvi io quando sono in tour. questi filmati poi li diffondiamo sul blog, alcuni a rotazione li mostro nello spettacolo e incoraggiamo tutte le persone che vengono a fare lo stesso. se qualcuno a causa delle sue parole subisce rappresaglie lo difendiamo. questa sarà una occasione perfetta per ripristinare le libertà sul campo. se può succedere che un laureato venga minacciato dalla mafia in combutta coi baronati universitari perché insiste a voler partecipare a un concorso in cui i posti sono già assegnati, questo può succedere solo perché lo studente è solo. perché nessuno si mette al suo fianco. è questo che manca a questo paese inselvatichito dove non c'è più senso della partecipazione e della comunità. c'è solo invidia furibonda e superstizione come nelle tribù africane.

capiterà qualche mitomane in mezzo al gruppo e allora ci regolemo come coi trolls.

spero che capiate quanto questa campagna potrebbe essere efficace e che aderiate numerosi. certo bisogna metterci la faccia. ma non si cambiano le cose senza esporsi. ho già ricevuto molte adesioni di giovani entusiasti, cominciamo da qui. scrivete per favore se ci state e soprattutto da dopo ferragosto direi verso il 20, cominciate a mandare roba foto video racconti ma soprattutto filmati, azioni concrete lettere ai giornali. va bene anche parlare al bar ma lo dovete filmare. da oggi al 20 avete 10 giorni per pensare a cosa dire ma vedrete che una volta deciso verrà da sè.

vi ricordate che in un bar dove uno si lamentava di tremonti il proprietario lo ha fatto tacere sostenedo che stava facendo propaganda senza contraddittorio?
non c'è altro modo di difendere la libertà che prtendersela tutta, fino in fondo. non c'è bisogno o non sempre c'è bisogno di scendere in piazza e di fare sit inn. concentriamoci su questo: non ci autocensuriamo per paura. questo è l'unico mezzo che hanno per portare questo paese a uno stato di dittatura definitiva. ognuno decida in che modo farlo. certo cercate di proteggervi da ripercussioni legali laddove potrebbero esserci ma se ve la sentite fottetevene. se la cosa prende piede convinceremo sicuramente dei bravi avvocati a difendere i cittadini che hanno semplicemente usato la loro libertà di parola e esercitato il loro diritto di critica. c'è modo di protestare più civile e non volento di questo? c'è modo di protestare più efficace?

tutte le cose che avete elencato commentando l'articolo precedente, che avete individuato come cose che non si possono dire, ditele ovunque. si può lo dice la costituzione e la carta dei diritti umani e qualsiasi carta in circolazione.

poi certo faremo magliette spillette e cappellini, faremo incontri, daremo premi ai più valorosi efaremo proselitismo meglio dei testimoni di geova.

intanto vi è arrivata questa?

[berlusconi dice: la crisi si fa sentire, è il momento di stringere i denti. Mara tu no]

ansiosa di leggere cosa ne pensate, saluti a tutti e buon s lorenzo

Metto di seguito l'intervento di Moni Ovadia, a Piazza Navona, l'8 luglio.
Ascoltatelo!
ASCOLTATELO!

venerdì 18 luglio 2008

Auguri don Andrea!


Non ci siamo mai conosciuti “dal vivo”, ma se dovessi dare il primo nome che mi viene in mente alla condotta di un vero cristiano, di uno che conduce la propria vita con il vangelo in mano e nel cuore, beh…quello sarebbe Don Andrea Gallo, ed evocherebbe subito l’immagine di quell’uomo in abito da prete, col fazzoletto rosso al collo e il sigaro nella destra, ed una voce stentorea pure in un genovese strascicato, che urla in faccia al perbenismo benpensante la sua ignoranza e la sua vigliaccheria, ma con lo sguardo dolce del perdono sempre e comunque, pronto ad accogliere nella sua comunità di San Benedetto al Porto a Genova, tutti, ma proprio tutti, dai tossici,alle prostitute, agli zingari, agli immigrati, a tutti quei personaggi che popolano la poetica di un altro suo grande amico, morto dieci anni fa, e della cui voce non riesco a fare a meno, Fabrizio De André.

Un prete contro, “angelicamente anarchico” (come si è autodefinito in un libro), il “prete degli ultimi”, quelli che la società rifiuta, che ama chiamare con una sottile forma di autocompiacimento “diversi”, e che lui sente vicini a sé pure se peccatori…

E’ bello quello che ha detto ieri ai suoi festeggiamenti (anticipati di venti ore al comune).

Lo riporto testualmente: «HO fatto tante cazzate, ma sono sempre stato dalla parte dei diritti. La cosa peggiore è l´indifferenza, per questo dico a tutti: su la testa!». Andrea Gallo prete, felicemente ottantenne («vabbé ragazzi, manca ancora una ventina di ore, però tagliamoci 'sta torta»), prima ancora marinaio e prima ancora partigiano «e il mio comandante era mio fratello Dino, eccolo lì seduto, lui era grande, sette anni di più: e il motto della nostra brigata era "osare la speranza", ed è valido ancora oggi. Vedere a 80 anni che la democrazia è subordinata alla sicurezza: no, no, non ci siamo. Sono tempi brutti, ma abbiamo una bussola, ossia la Costituzione, i primi dodici articoli io li recito dopo le altre preghiere, l´ho detto anche al cardinale Tettamanzi. Poi ci sono Gesù e il Vangelo, altre bussole importanti che però, come il chicco di grano, devono rimanere nascoste nel profondo». Prete scomodo, prete degli ultimi. «Comunista? Eh, la Madonna! Socialista? Ultimo dei no global? Mi sono state attribuite tante etichette - ha detto - ma io non ho scelto un´ideologia, a 20 anni ho scelto Gesù: ci siamo scambiati i biglietti da visita e sul suo c´era scritto 'sono venuto per servire e non per essere servito´».

Auguri don Andrea e grazie!, quello che fanno e dicono persone come te rendono la vita di un eterno agnostico, dubbioso e pessimista come me, meno dura e fanno essere più speranzosi…gramscianamentecristianamente!


lunedì 30 giugno 2008

Da Sua Emittenza a Sua Impunità


Ho sempre pensato che il mafionano di Arcore fosse un pericolo reale per quel po’ di democrazia che può sopravvivere in uno stato occidentale, l’ho sempre considerato potenzialmente capace di tutto, limitato solo dal sistema di contropoteri e dalle (sempre state poche) sentinelle della società civile, e sono stato beffeggiato a volte per questa mia convinzione con argomenti del tipo “demonizzandolo si fa il suo gioco,…ecc ecc…”, considerando la mia e quella di pochi altri un’ossessione, una semplice antipatia, o (la più bella di tutte) “l’invidia” verso uno che ha saputo farsi da solo, sentendomi amareggiato dalla stoltezza e dall’ignoranza di chi non sa o, peggio, finge di non sapere la storia intricata di massoneria, mafia e faccenderia politica del soggetto in questione. Certamente ora posso dire che, pure pronto a tutto, non immaginavo che arrivasse, nel torpore generale, corroborato dal caldo torrido e dal calcio estivo, a realizzare l’agognato obiettivo: la sua impunità per legge dello Stato.

Ci ha abituato dal ‘94 ai suoi colpi di coda, rosicchiando gradualmente le istituzioni, facendo digerire al popolo beota le sue mascalzonate, non facendole apparire tali, aiutato dalla connivenza televisiva (su cui Sua Emittenza ha sempre potuto contare, anche sotto i governi di centrosinistra) e dalla morfinica sedicente “sinistra”, iniziando da subito a realizzare il progetto piduista di distruggere la magistratura, delegittimandola, capillarmente, gridando al complotto, alla persecuzione, parlando di “toghe rosse”, ricordando Mani Pulite come un periodo di “guerra civile” (tralasciando il fatto che sull’onda di quel repulisti, per apparire integro, chiese al “becero e ignorante” Di Pietro di fargli da ministro), e giù con la Cirami, La legge sulle rogatorie, la ex Cirielli…giù giù fino al lodo Schifani…

Ma con l’ultima legge (firmata da quella faccia di culo di Alfano) che blocca i processi per reati commessi prima del 2002, puniti con meno di 10 anni, per bloccare i suoi, specie il processo Mills sulla corruzione dell’omonimo avvocato affinché dichiarasse il falso, ha superato lo scenario paventato da noi poveri ossessionati, “antiberlusconiani di professione”…Pensateci bene…un governo eletto soprattutto per il cavallo di battaglia della campagna elettorale, la “sicurezza” (ovviamente non si specificava fino in fondo di chi…), che blocca i processi per furti, rapine, sequestri, quegli stessi reati che colpiscono i cittadini nella loro vita di tutti i giorni…

Allora approfitto per ricordare e invitare tutti coloro che inciampano in questo modesto blog a partecipare l’8 luglio, in piazza Navona a Roma, alle 18.00, alla prima manifestazione contro queste “prime” leggi-canaglia di questo regime, per difendere i valori costituzionali di libertà e uguaglianza, nati dal sangue versato nella Liberazione dal nazifascismo e adesso attaccati senza precedenti.

Prima che il male diventi irreversibile.

Passate parola.

domenica 25 maggio 2008

Khorakhané


I barbari sono al governo, ma in fondo non sono che la proiezione dell’imbarbarimento della società, imbarbarimento che traspare soprattutto dall’atteggiamento (ahimé, ora tradotto in comportamento) nei confronti degli immigrati, atteggiamento bestiale e ignorante, inevitabile conseguenza della xenofobia che alberga nella maggioranza (non in senso strettamente politico), in tutte le maggioranze, intese come un tutt’uno, una massa autocompiaciuta della codificazione della propria identità omologata e omologante, che con quella stessa sottile forma di autocompiacimento, ama innalzare muri (non più oggi solo metaforici) con l’«altro», il diverso, che è poi la vera maggioranza umana, sfruttata, emarginata, dannata, offesa da una minoranza di “signori”, di potenti idioti, che si considerano “maggioranza”, quella maggioranza che ha issato la propria ignoranza a cultura e che dà il peggio di sé quando diventa potere, potere talmente insicuro e fragile, talmente odiato dalla vera maggioranza di cui parlavo sopra, che si militarizza sempre di più, che si blinda con i suoi eserciti.
Il video che ho messo su è su una delle tante minoranze che nei secoli ha subito l’oltraggio, l’insulto, lo sputo, la menzogna e la vessazione delle maggioranze, dovunque si è spostata, e cioè gli zingari, che “per la stessa ragione del viaggio”, viaggiano...; lo sfondo musicale è la canzone che Fabrizio De André ha dedicato a loro, soprattutto ai Rom, “Kkorakhané” che in lingua romanesh significa “a forza di essere vento”, in cui Faber riesce a tratteggiare, alla faccia dei tanti luoghi comuni su di loro, gli aspetti più veri della loro cultura, dal loro “essere vento” (il nomadismo), al loro “caritare”, fino a spendere infantilmente tutto il poco racimolato in canti e baldoria...
Non voglio dilungarmi oltre e voglio chiudere questo post con l’invito a vedere il video col cuore e con le parole di Bertold Brecht...

Prima di tutto vennero a prendere gli zingari
e fui contento, perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei
e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali,
e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti,
e io non dissi niente, perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me,
e non c’era rimasto nessuno a protestare.

(Bertold Brecht - Berlino, 1932)

sabato 17 maggio 2008

Untori per ogni epoca

Le conseguenze del caso Travaglio-Schifani sono la testimonianza della famigerata abitudine a sfrugugliare nella vita privata del giornalista scomodo, quello che ha il coraggio di dare notizie, di dire la verità anche se questa potrebbe destare scandalo (scandalosa è in genere la verità...); si cerca di trovare morbosamente un neo nella sua vita per gettare fango gratuitamente sulla sua persona e quando non ci si riesce, come nel caso di Marco, si issa il “sentito dire” a notizia, fingendo di dissociarsene.

Ricorda un po’ la storia del (a mio parere) più grande intellettuale italiano, Pier Paolo Pasolini, che con lucidità straordinaria analizzava le pieghe della società borghese e in genere di quella occidentale, paventando profeticamente quello che sarebbe diventato il destino dell’uomo moderno e il ruolo prepotente che avrebbe giocato nella sua esistenza la “banalissima televisione”, il medium di massa. Pasolini non poteva essere amato dalla destra (essendo un convinto antifascista) ma era visto con imbarazzo dalla sinistra (la parte a cui era più vicino, essendo un marxista)... Quando (spesso) non si aveva argomenti per confutare i suoi ragionamenti, ci si affrettava a ricorrere al gossip, alla sua omosessualità, a vivisezionare la sua vita privata.
Non voglio paragonare Travaglio a Pasolini, ma l’accanimento mediatico e trasversale sulla sua persona, ne fa combaciare molti elementi.


P.S. Mi unisco all’appello di Daniele Martinelli, invitando i frequentatori del mio blog a inviare la seguente mail al Presidente del Senato, Renato Schifani, firmata a proprio nome e cognome, al seguente indirizzo:

schifani_r@posta.senato.it

Al Presidente del Senato Renato Schifani

Il sottoscritto cittadino elettore Le chiede se corrisponda a verità quanto affermato da Marco Travaglio nel libro: “Se li conosci li eviti” e cioè:

1) che Lei sia o sia stato socio della Società Siculabrokers unitamente a Nino Mandalà e Benny D’Agostino

2) che Lei sia stato Consulente del Comune di Villabate come esperto del Sindaco in materia Urbanistica.

Qualora lo ritenga utile od opportuno, potrà aggiungere sue eventuali valutazioni.

In assenza di Sua risposta entro 10 giorni da oggi, riterrò il suo silenzio come conferma dei fatti soprariportati e trarrò le mie valutazioni

Distinti saluti

Bonifacio Liris

mercoledì 14 maggio 2008

lunedì 12 maggio 2008

Bavaglio al Travaglio


Solo chi è al di fuori della massa informe anestetizzata dai media può rendersi conto di una consuetudine issata a regola dell’informazione:“In televisione va mandato in onda tutto, fuorché la verità!”, regola che fortunatamente conosce i suoi trasgressori, fra cui il giornalista Marco Travaglio, che non accetta questa norma e non perde occasione di scuotere il tubo catodico con semplici cronache di fatti, abilmente condite da una vena teatrale, in linea col tragicomico che racconta.

Per aver semplicemente ricordato, durante la trasmissione “Che tempo che fa” di Fabio Fazio, del 10 maggio, il passato del Presidente del Senato della Repubblica Italiana (!), Renato Schifani, un passato non propriamente ineccepibile, data la sua frequentazione di boss mafiosi del calibro di Nino Mandalà, (insieme col suo collega di partito, Enrico La Loggia) soci insieme in una società siciliana di brokeraggio, ecc...fatti documentati da Lirio Abbate e Gomez nel libro “I complici”, è stato trasversalmente accusato di diffamazione, dimostrando l’analfabetismo di chi non conosce il significato di tale parola; per l’ennesima volta la casta si è richiusa a riccio a difendere un suo appartenente, con l’unica eccezione del “giovanni battista” del parlamento, Antonio Di Pietro e del buon Giulietti, dello stesso partito.

L’informazione televisiva (e non) ha come sempre giocato il suo ruolo di serva della casta, sbattendo in faccia alla massa abboccante di cui sopra, le dichiarazioni di scandalo e di disappunto di questo o quel politico, inoculando indignazione non per il fatto che una persona del genere ricopra la seconda carica delle istituzioni (fra l’altro, Schifani è uno che dopo la condanna di Cuffaro a cinque anni per favoreggiamento ebbe a dichiarare «Oggi Cuffaro ha ripreso saldamente in mano il timone di una Sicilia che già è cresciuta così come i dati sul Pil e sulla disoccupazione ai minimi storici ci indicano. Dobbiamo anche riconoscere al governatore siciliano che è stato e continua ad essere l’unico garante della unità della coalizione, risultato questo che, in un sistema maggioritario, è garanzia di stabilità e quindi di quella risorsa fondamentale per lo sviluppo che è la governabilità di un territorio. Forza Italia sarà al suo fianco in questa nuova fase di governo della Regione per sostenere quella linea riformistica che è alla base del proprio credo politico» dopo la condanna di Cuffaro a 5 anni per favoreggiamento, Agi, 19 gennaio 2008 ), ma per il “terrorismo mediatico” di un giornalista che non fa altro che il suo dovere, cioè denunciare il vero e INFORMARE.

Il regime del piduista e plurimputato mafionano di Arcore è più forte di prima.

lunedì 21 aprile 2008

L'anomalo bicefalo e il Bagaglino

Mi ci è voluta una settimana per metabolizzare il risultato elettorale e per realizzare che, alla faccia dei tanti morti ammazzati, delle manifestazioni contro la criminalità organizzata, alla faccia degli appelli accorati dei familiari delle vittime, la Mafia ha vinto, grazie al suo fido servitore (“ha ragione Marcello (Dell’Utri), è stato un eroe” ha detto riferendosi al pluricondannato e omicida boss mafioso Vittorio Mangano, che fu costretto a mettere come stalliere nella sua villa di Arcore...), prossimo presidente del Consiglio di un’Italia pigra, addormentata, smemorata e sempre più prona al terrorismo mediatico del nanetto e dei suoi servi...che stanno per riprendere il lavoro lasciato a metà nel 2006, non resettato dal governo di pseudosinistra, ma addirittura legittimato dalla sua ignavia... E quindi si riparte dal rafforzamento di leggi incivili, come quella che ha depenalizzato il falso in bilancio, la Cirami, la xenofoba Bossi-Fini sull’immigrazione, la grottesca Fini-Giovanardi sulle droghe, la devastante legge 30 che ha sancito il precariato come unica condizione esistenziale dei giovani e non solo, la legge Gasparri giudicata incostituzionale, che permette a Rete4 di trasmettere abusivamente su frequenze assegnate a Europa7, il ritorno al nucleare, e via andare..., inceneritori dovunque, presentati come unica soluzione al problema dei rifiuti e al problema energetico, la storia verrà riscritta da Dell'Utri, e quella che forse sarà la prima legge vergogna del prossimo governo, quella sulle intercettazioni, che commina 5 anni di carcere e una penale sia per chi ordina le intercettazioni “indebitamente” (chi decide se sono indebite o meno?) sia per chi le esegue e una multa di 100 mila euro per chi le pubblica... Se si tiene presente che la maggior parte dei reati commessi dai parlamentari che siederanno nella prossima legislatura, sono venuti fuori grazie alle intercettazioni telefoniche, si capisce come questa legge non avrà alcun problema ad essere votata trasversalmente, (già sento il coro dei sostenitori che sventoleranno come scusa la privacy dei cittadini!)... e giù...ancora più giù nella classifica mondiale sulla libertà di stampa, e ancora leggine per completare il piano massonico di cui Licio Gelli si gode il “copyright” ammirando il lavoro del piduista “testa d’asfalto”, tessera Loggia P2 1816, come ebbe a dichiarare in un’intervista a Repubblica di cinque anni fa ...

E questo grazie agli allocchi che hanno votato ancora per lui, per la sua coalizione, rintronati da 15 anni di ammaliamento televisivo e giornalistico, imbarbariti dal deserto di vera informazione, assuefatti, dal mondo patinato di veline e reality, a ogni genere di nefandezze, incapaci di produrre un minimo pensiero critico, e allora vien da dire “se lo meritano Berlusconi” se non dovessimo subirlo anche noi...

Beppe Grillo dice che “Veltroni ha fatto il miracolo...è stato lui a risuscitare Berlusconi, che era ormai ridotto ad una salma...”, col suo moderatismo, con il vecchio adagio che la demonizzazione dell’avversario non paga, con i suoi toni riconciliativi..., e, dunque, abbiamo assistito ad una campagna elettorale finta, su programmi finti, uguali per l’85%, in cui il mafionano, mentendo, com’è nella sua natura, faceva ogni genere di accuse alla sinistra, ai “comunisti”, e dall’altra parte si rispondeva “pacatamente”, “con umiltà”, con i “ma anche”, quando bastava usare il vantaggio oggettivo che non serve mentire per contrastarlo, bastava dire la verità, ma le verità nessuno gliele spiattellava in faccia, in piena coerenza, d’altronde, con i due anni di governo, in cui c’era la possibilità di cancellare e resettare lo scempio dei cinque anni precedenti, e non lo si è fatto.

L’altro dato che rilevo con amarezza è quello della Sinistra Arcobaleno, che paga sicuramente l’aver fatto parte di un governo che, nelle aspettative, ha deluso, ma che paga, come ha detto padre Zanotelli, anche la scollatura che negli ultimi anni ha aperto col mondo operaio e precario e con quello pacifista e antagonista; quindi mi auguro che da questo risultato tragga un monito a ricominciare dalla base, a urlare la propria diversità, la propria visione del mondo, alternativa a quella neoliberista, che vediamo ormai in fallimento, e che scatena le paure, la paura per la propria sicurezza personale, la paura di perdere il posto di lavoro, quelle paure su cui hanno fatto leva partiti come la Lega Nord, che ha avuto, non a caso, un risultato eccezionale, aizzando queste paure concentrandole contro l’immigrazione...

Intanto, ci toccano cinque anni in cui ne vedremo delle belle, ma, ahimé, ne vedremo di tragiche, le avvisaglie ci sono tutte, dal rinnovato appoggio a Bush, al macchiettistico incontro nella villa in Sardegna con l’amico Putin, in cui il mafionano si è riesibito, oscurando il Bagaglino, fatto arrivare apposta per allietare la serata, fino a fare il gesto di un mitra puntato contro una giornalista russa che si è permessa di fare una domanda scomoda allo zar... Sapendo la fine che ha fatto la giornalista Anna Politkovskaja, che denunciava i crimini e il genocidio in atto in Cecenia, davvero un bel colpo!

Prepariamoci alla terza era dell’anomalo bicefalo!

venerdì 11 aprile 2008

No, questa destra no!

Fino a quattro giorni fa ero deciso ad astenermi dal votare per almeno due motivi: una legge elettorale truffa, che svuota di senso democratico anche l'ultima briciola di potere rimasto al cittadino, impedendogli di esprimere la propria preferenza sul candidato che ritiene più adatto a rappresentarlo, e la delusione profonda che nutro per una sinistra, che rinnegando nei fatti la sua storia, il suo patrimonio ideale, ha fatto la fortuna dei suoi ultimi 15 anni facendo leva su un'alternativa, quella berlusconiana, sicuramente più squallida e impresentabile.

E allora, la stanchezza, la disaffezione, il rifiuto di alimentare ulteriormente l'ignavia di chi ha permesso quell'alternativa lì, mi avevano portato a non prendere neanche in considerazione il votare allle prossime elezioni. Da tempo seguo le battaglie di un comico (un comico!), Beppe Grillo, che da vent'anni fa battaglie per migliorare concretamente il livello di civiltà e di progresso vero di questo nostro paese, sia sotto il profilo ambientale che politico, condite da una denuncia efficace (grazie anche alla sua vis comica) delle storture delle amministrazioni centrale e periferiche; abbiamo formato un gruppo (Grilli Aquilani) anche a L'Aquila, fatto di persone, anagraficamente trasversali, accomunati da una disaffezione profonda per questa politica, e dalla voglia, quindi, di resettarla, per ricostruirne una vera, dal basso, che parte dalle cose concrete, dal miglioramento del nostro territorio, fino ad arrivare alla denuncia generale delle ingiustizie che si consumano quotidianamente nel nostro bel paese. Condivido nella sostanza le motivazioni di Grillo, che adduce all'invito ad astenersi da queste elezioni, fra cui soprattutto quella di finirla col votare il “meno peggio”, che è un'implicita rinuncia a volere un cambiamento vero della propria vita e della propria condizione esistenziale.

Solo che quando quattro giorni fa ho sentito il Mafionano di Arcore assecondare il suo sodale Dell'Utri, amico dei mafiosi, nel tessere le lodi del boss mafioso Vittorio Mangano, stalliere della sua villa, in cui aveva organizzato addirittura una attentato dinamitardo, “ma fatto con delicatezza” (così Berlusconi l'aveva giudicato parlandone appena dopo al telefono con l'amico Marcello), un uomo arrestato cinque volte per traffico di droga e truffa, che un vero eroe, Paolo Borsellino, morto non certamente per cause naturali, definì “testa di ponte della mafia al Nord”, ho deciso di andare a votare, per non regalare la mia astensione ad una persona così, che ne sarebbe certamente felice. Questa è l'ennesima riprova dell'impresentabilità di un siffatto soggetto, allergico alla verità e alla democrazia, a cui mezza Italia si è assuefatta, anestetizzata dalle sue televisioni fondate sul nonpensiero e sull'acriticità più pelosa, e di cui all'estero si meravigliano di come non ci sia una legge civile che ne impedisca la candidatura.

Allora, non per convinzione, ma, ancora una volta turandomi il naso, non voterò “per”, ma “contro” una destra così comicamente pericolosa.