mercoledì 19 dicembre 2007

"Dalai Lama? Chi è costui?"

Sono talmente assurde le cose che stanno accadendo in questo periodo che mi capita che le parole e i commenti non riescono a contenere l’indignazione.

Fra le tante, quella che più mi ha sconfortato e indignato è il rifiuto del Governo (?) e della chiesa di incontrare ufficialmente il Dalai Lama, capo spirituale nonché temporale dei tibetani, un popolo torturato da decenni dalla Cina che vorrebbe distruggerlo, un popolo che con fierezza ha pagato e sta pagando anche col sangue la sua resistenza, come quella dei cugini monaci birmani contro una sanguinaria dittatura. E’ stato un rifiuto di cui mi sono vergognato e sentito piccolo come italiano, soprattutto davanti al sorriso di quest’uomo, che parlando di sé dice “la mia parte buddista appaga la mia parte marxista”, che viaggia parlando della sua storia, cercando di insegnare che la vera gioia è nella pace, nel rifiuto del potere a tutti i costi, nel rispetto di tutte le opinioni e di tutti i culti, nell’accoglienza, nell’incontro con l’altro da sé, valore aggiunto proprio per la sua diversità.

Quest’uomo ha avuto l’ennesimo smacco. Il Governo ha giustificato il rifiuto per "ragioni di Stato", i rapporti sempre in aumento che l’Italia ha ormai con la Cina e il suo capitale, giudicando inopportuna l’ufficialità di un incontro con le istituzioni; la Chiesa per i suoi affari e mercanteggio di vescovi, che quanto a spiritualità e saggezza dovrebbe inchinarsi a quest’uomo con tutti i suoi templi, le sue banche e le sue varie associazioni massoniche.

Ma lo vediamo, siamo scivolati in un nuovo e più becero oscurantismo, dove il potere temporale e quello spirituale sono confusi in unico pensiero dominante, che in barba alle stesse leggi permette che il Palazzo sia, ormai interamente, soggetto alla Chiesa, dove non si può più emanare nulla se prima non passa attraverso il filtro razzista, bigotto e omofobico (un’omofobia che mi piace considerare più in chiave pscicanalitica, cioè come il comportamento di chi per non essere considerato omosessuale, si scaglia contro tutto ciò che riguarda l’omosessualità), impedendo di approvare norme di civiltà come quella sui (ex)pacs, la fecondazione assistita, nel gongolio diabolico di Papa Razzi (come lo chiamerebbe Luttazzi), impegnato a ribadire il valore della castità (tutto storico, sicuramente non religioso) di un uomo di chiesa e il ritorno alla messa in latino, sputando e calpestando l’insegnamento di quel Gesù Cristo, a cui oggi è sicuramente più assimilabile il “rifiutato” Dalai Lama e tutti quei preti “di strada”, come Don Ciotti, Don Gallo, padre Zanotelli, che mettono davvero in pratica il suo Vangelo, criticando la chiusura e, in genere, la deriva integralista della Chiesa, simmetrica a quella islamica, paventandone un pericolo per il mondo intero.

Personalmente mi inchino alla grandezza di questi uomini e di tutti quelli che con coraggio dedicano se stessi alla causa degli ultimi, promuovendo veri valori, quelli, cioè, che non confliggono con la vera vita dell’uomo e con la sua libertà, anzi, la esaltano, senza scadere nella falsa solidarietà e nella pelosa e buonista verbosità di sepolcri imbiancati.

domenica 9 dicembre 2007

E’ ORA DI FINIRLA!


Quello che è successo all'acciaieria ThyssenKrupp, nella moderna e civile Torino, va ad alimentare una strage silenziosa, di una media di 4 morti al giorno, lavoratori, giovani per lo più, che lasciano moglie e figli, perché? Per lavorare.
Il lavoro, che da millenni costituisce il fulcro della vita di un uomo, l’ambito in cui si acquista maggiore dignità, il mezzo con cui vivere e crescere la propria prole, ogni anno che passa fa sempre più rima con schiavitù e con morte, l’altro momento dell’esistenza umana che dovrebbe essere quanto di più distante concettualmente dal lavoro.

Oggi, mentre scrivo, spinto dal sopirsi di indignazioni generali, vomitate in un microfono, solo per tornare con il vestito pulito all’indifferenza e quindi alla connivenza di tutti i giorni, sono incazzato, davvero incazzato. E’ snervante questo silenzio delle istituzioni, questa “normalizzazione” che, attraverso i media, specie la televisione, confonde tutto in un calderone di cronache, dichiarazioni trasversali mielose quanto sfacciatamente false, e dopo qualche giorno ci riporta tutti nell’indifferenza, nel riperpetuare le stesse condizioni che provocano quelle morti, mentre il buon Montezemolo si indigna per l’assenteismo nei luoghi pubblici. Perché non fa un’indagine su quante industrie, fabbriche rispettano la normativa sulla sicurezza nei luoghi di lavoro?

Ma qui la legge non si fa rispettare. Chi non rispetta le norme non rischia nulla...

Rispettare le norme costa, costa troppo, le aziende non possono permettersi di diminuire il profitto, il profitto va massimizzato, “Ma così un operaio rischia troppo!”, “Chi se ne frega!” e la mattanza continua, l’imprenditore si prende una tiratina d’orecchie, non rischia nulla, neanche mezza giornata di carcere, l’azienda non chiude, anzi “Adesso, finite le lacrime, a lavoro!”, il progetto parla di un trasferimento in Germania, “Ma prima spremiamo ancora questi schiavi italiani, che qui lo possiamo fare, fino all’ultima goccia di sudore, anche di sangue perché no?!”... e adesso...

PUBBLICITA’!

domenica 2 dicembre 2007

Non è tutto perduto


Davvero una bella serata...

Giovedì 29 novembre, sono rimasti incollati più di 12 milioni di persone davanti a Roberto Benigni che, dopo tanta monnezza che ci sbatte in faccia “Raiset” quotidianamente, ha riportato la cultura in prima serata, una cultura non solo in senso stretto per la lettura di Dante, ma per come è riuscito attraverso Dante a parlare dell’amore, in tutte le sue forme, amore tra un uomo e una donna, amore omosessuale, amore per l’Italia, amore per la bellezza, amore per la democrazia, nel suo significato più alto... L’ha fatto con una abilità eccelsa, sferzante e divertente quando si è baloccato con la commedia dei politici nostrani, ponendo l’accento sullo psiconano e il ridicolo e volgare squadrismo borgataro dei vari Storace & C..., sul viscido Mastella, il lumacoso Bondi, il mefistofelico La Russa, lo schifoso Schifani, il debordante Ferrara, e giù giù fino a Calderoli, Borghezio,... (“vederli tutti insieme con Vespa a una puntata di Porta a Porta sembra di vedere una puntata di Star Trek!”); poi, risalendo, come Dante, dall’Inferno del panorama politico e televisivo attuale, attraversando le varie calciopoli, vallettopoli, passa a tessere le lodi dell’eroismo dei nuovi movimenti di giovani, nati per contrastare le mafie, tutte le mafie,...ci porta al vero Paradiso, la lectura del versi del V Canto dell’Inferno, facendoci commuovere fino alle lacrime, con la storia di Paolo e Francesca, storia di un amore universale, adulterino, ma di vero amore che continua anche all’Inferno, che supera ogni dimensione...

(“...amor, ch'a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m'abbandona...”
)....

Beh...possiamo ben dire che tutta quella gente incollata alla tv ci fa sperare che il bisogno di una televisione più alta è diffuso e che, malgrado tutto, c’è ancora la possibilità di farla!