martedì 8 aprile 2008

Sognare la realtà


Si sente...è nell’aria...si percepisce in ogni battuta, in ogni lamento biascicato, in ogni imprecazione...dai discorsi da bar a quelli in ufficio, dall’operaio che suda il suo salario (il più basso dei paesi europei) al precario operatore di call center che taglia una smorfia di sorriso al telefono (che se potesse strozzerebbe per i nervi chi sta all’altra parte),...il livello di sopportazione è ormai superato. La scollatura tra il paese reale, fatto di sudore, mafia, impossibilità di arrivare dignitosamente alla fine del mese e quello reality, dei partiti, patinato e formato minuto per minuto dalle televisioni, è abissale.

E questo si evince anche da uno degli ultimi sondaggi Eurispes: solo il 14% degli italiani ha fiducia nei partiti; se si tiene conto poi che questa percentuale comprende i vari affiliati, tesserati, mogli, cani, porci...capiamo che è davvero un’inezia. Mi si potrebbe obiettare “sì, ma sembra che voti più del 14%!...”; d’accordo!, ma è ormai un voto stanco, un voto triste, un voto rassegnato, spesso (specie nel sud, ma non solo!) un voto di scambio, intercettato dalle varie mafie, un voto imposto da una classe politica con le sue grancasse televisive, che lo fa percepire ancora come un dovere irrinunciabile di un cittadino di buona volontà; ma l’«ottimismo della volontà», di gramsciana memoria, mi fa intravedere dalla crepa evidente che si è formata, una luce, una nuova coscienza civile che rinasce dalle ceneri di un incendio doloso, appiccato dalla rabbia, dallo sfogo di chi vuole resistere e liberarsi.

Il primo passo il popolo lo sta già facendo, spegnendo la televisione, che continua a perdere sempre più ascolti, perché ne avverte la morbosa ripetitività, i suoi culi, tette, su cui fonda la pubblicità e quindi la possibilità di stare in piedi, le sue fattorie, le sue isole, i suoi grandifratelli, le penose buonedomeniche, l’insopportabile ronzio della vespa che sguazza sulla merda che propina porta a porta ogni giorno, il tappetino mentana, il gossip di pseudotg che per il novanta percento dei loro minuti lumacheggiano ossequio ai politici di turno, dal mafionano di Arcore al das veltroniano, ai vari fini, casini, i fucili fallici di bossi...

Il loro potere sul popolo sta scemando, continueranno a rinnovare le vesti, a camuffarsi sotto vari simboli, ma sono stanati, rimarranno a parlarsi addosso, denudati dai loro sudditi, che non li seguiranno più.Per ora, ancora per pochi anni, si andrà a votare per scegliere da chi essere presi in giro, comandati, e umiliati, ma sta per abbattersi su di loro un uragano di proporzioni enormi, che li coglierà impreparati e a bocca aperta.

P.S. il “pessimismo della ragione” mi fa alzare gli occhi al cielo e mi fa dire “spero di non sbagliarmi!”

2 commenti:

Unknown ha detto...

parlavano così anche i manifestanti del 68', coloro che oggi sono seduti sulle poltrone del potere.

Pasolini lo disse meglio di me anni orsono:

http://pesanervi.diodati.org/pn/?a=296

parlando dei capelloni...

da cui traggo un frammento significativo:

"Le maschere ripugnanti che i giovani si mettono sulla faccia, rendendosi laidi come le vecchie puttane di una ingiusta iconografia, ricreano oggettivamente sulle loro fisionomie ciò che essi solo verbalmente hanno condannato per sempre. Sono saltate fuori le vecchie facce da preti, da giudici, da ufficiali, da anarchici fasulli, da impiegati buffoni, da Azzeccagarbugli, da Don Ferrante, da mercenari, da imbroglioni, da benpensanti teppisti. Cioè la condanna radicale e indiscriminata che essi hanno pronunciato contro i loro padri - che sono la storia in evoluzione e la cultura precedente - alzando contro di essi una barriera insormontabile, ha finito con l'isolarli, impedendo loro, coi loro padri, un rapporto dialettico. Ora, solo attraverso tale rapporto dialettico - sia pur drammatico ed estremizzato - essi avrebbero potuto avere reale coscienza storica di sé, e andare avanti, «superare» i padri"

Anonimo ha detto...

Sono d'accordo con te, quelli lì che oggi occupano le loro poltrone di potere mi fanno schifo, ma grazie al cielo, pochi punti di luce sono rimasti puri, come un Mario Capanna, che con una passione che fa anche tenerezza, continua a tessere le lodi di un'epoca, comunque controversa, ma che innegabilmente ha liberato il dissenso e la possibilità di dire "basta". Sono d'accordo con Pasolini anche quando altrove sosteneva che la modernizzazione che portavano avanti certi sessantottini, ha finito per distruggere fra i tanti valori, anche quelli veramente "di sinistra", venuti fuori dalla Resistenza, perché, ahimé, non si è ribellato il sottoproletariato e le classi subalterne che cantava lui, ma "i figli di papà", i borghesucci che non vedevano l'ora di cancellare i "padri" per sostituirvisi.
Comunque non perdiamo di vista il fascismo subdolo di ora, quello alimentato dalle grancasse mediatiche, e decidiamo una buona volta di liberarcene, non per sostituirvene un altro, ma per creare le basi di una democrazia meno rappresentativa e più diretta. Anche questo diceva il buon PierPaolo.
Ciao, fratello