giovedì 20 marzo 2008
Urliamo l'indignazione!
sabato 8 marzo 2008
Apocalisse benedetta
Si fa un gran parlare in questo periodo dei danni che questo sistema economico mondiale, neoliberista e globalizzato, sta arrecando all’equilibrio planetario, danni che, se prima erano riservati solo al “Sud del mondo”, ai paesi in via di sviluppo, spremuti nelle risorse dal “Nord”, ora riguardano anche il nostro Occidente, a rischio recessione, dove si diventa sempre più schiavi, in una logica di consumo e competizione; questa schiavitù la vediamo soprattutto nel lavoro, lavoro sempre più precario e precarizzante, insicuro anche e sempre di più sotto il profilo dell’incolumità fisica, in barba a tutte le leggi e soprattutto in barba alla Costituzione...
A questo punto (e non m’importa di suscitare un po’ di scandalo) è auspicabile una recessione di enormi proporzioni, che “resetti” tutto il sistema e i suoi valori-base. Solo allora, forse, per i superstiti, sarà possibile ricostruire o, meglio, costruire un homo novus, che vivrà con altri paradigmi, abbandonando l’idea che tutto si debba alienare nell’economia (qui, ahimé, pur nelle sue lucide analisi, sbagliò anche Marx, ritenendo “sovrastruttura” tutto ciò che è al di fuori dell’economia) nel senso che anteporrà il suo “essere uomo”, uguale in dignità a tutti gli altri uomini, al meccanismo produttivo e alla connessa corsa sfrenata a capitalizzare tutto, e, finalmente ri-fonderà i suoi rapporti sul “dono”, sulla “solidarietà” e sulla “coopoerazione”.
Capisco quanto tutto questo possa apparire un’utopia, ma, credetemi, è molto meno irrealizzabile di quanto possa sembrare.