venerdì 4 gennaio 2008

Ha ancora senso?


Diceva Fabrizio De André in un’intervista: “L’anarchia è il modo più puro di essere di sinistra”, io aggiungo “soprattutto oggi” che le categorie “destra” e “sinistra” non hanno più senso dal momento che vanno sempre più assomigliandosi, con la conseguenza che l’alternanza non modifica lo status quo ante, e riduce a concentrare la massima rivendicazione identitaria alla vigilia delle elezioni, quando si recita il rimpallo delle accuse e ciascuna parte esalta gli errori e le deficienze della parte avversaria rielaborando ad arte, più o meno consapevolmente, la vergogna dei propri limiti. Questa recita, coadiuvata nei fondamenti dalle grancasse televisive e dei media in generale, serve per riesacerbare gli animi, nel frattempo abilmente anestetizzati, per riarroccarsi sulle preconcette posizioni e per tornare a votare, più o meno in apnea, perpetuando così la struttura del potere.

A una persona attenta di sinistra, che ha (o almeno dovrebbe avere) a cuore determinati valori come la giustizia sociale, la solidarietà, l’attenzione per l’ambiente, non può sfuggire il paradosso nascosto in tutto ciò... i rappresentanti, i politici di questa sinistra, pur operando continuamente in contraddizione con i propri storici valori fondanti, continuano a essere votati, come se ciò fosse la cosa più normale, legittimando così il loro modus operandi. Qua entrano in gioco sicuramente tantissimi aspetti, anche e soprattutto sociologici, come il senso di appartenenza comunitario molto forte dell’elettore di sinistra, che stemperato ormai l’attaccamento ai valori fondanti della dottrina storica (il marxismo), dovuto all’accettazione graduale del modernismo nelle sue coordinate capitalistiche, ha sedimentato nei decenni una fiducia incrollabile nel Partito, ha alienato la sua freschezza ideale, tanto virtuosa nella prima metà del secolo scorso, nel grigiore di una struttura piramidale, ingoiando cammelli come lo stalinismo, la violenza del regime cinese e, in buona sostanza, la contraddizione che dicevo prima.
Questa alienazione è stata introiettata e si spiega dunque il paradosso.

E allora lo scandalo per una guerra, la mafia, l’odio verso lo straniero col pretesto della sicurezza, la forbice tra ricchi e poveri sempre più ampia, l’inquinamento crescente, viene subito metabolizzato dalla maggior parte. Tuttavia è in aumento l’anti-malapolitica, di cui l’espressione più forte è il movimento (al quale sono fiero di appartenere) nato grazie a Beppe Grillo, che se ne è fatto detonatore e catalizzatore, sono ragazzi e non, decisi a riprendersi il futuro dalle mani di cariatidi che lo progettano sapendo che non lo vedranno mai, e hanno ripreso il vessillo di battaglie oggi più che mai necessarie, contro la speculazione edilizia, l’inquinamento, per la pace, per il risparmio energetico, per una giustizia certa, contro un’informazione trasversalmente asservita al potere, per le libertà civili fondamentali (fecondazione assistita, contro l’equiparazione droghe leggere -droghe pesanti, eutanasia,...),... e, soprattutto, per la rimozione di tutti gli ostacoli alla conoscenza, che è la vera chiave della libertà personale...

Per quanto mi riguarda, questo oggi significa essere di sinistra.

1 commento:

Luca ha detto...

più che essere di sinistra e di destra dobbiamo essere cittadini che usano la propria testa nell'interesse di noi stessi e degli altri soprattutto.
In parte, ogni fazione, partendo dai pregiudizi storici, tenta di fare ciò che ritiene "giusto", ma gli schemi pregressi di politche ormai obsolete impediscono una chiara visione del presente. in questa politica fatta più di passato che di presente, e soprattutto futuro, non c'è più spazio per le poltrone e i parlamenti divisi in due. la società è diventata dinamica. bisogna quindi adattarsi agli eventi in modo altrettanto veloce e capire le esigenze del modello capitalistico in modo da guidarlo verso un idea di uguaglianza e benessere senza tornaconti personali (ogni riferimento è puramente casuale...)...